Come combattere il bullismo? Ogni anno nel mondo 246 milioni di bambini e adolescenti subiscono atti di violenza e bullismo. L’ambiente in cui si consumano maggiormente è la scuola anche se le ultime cronache ci riferiscono episodi anche in ambito sportivo. La risposta alla domanda iniziale sta in quell’universo così variegato chiamato emozioni. Conosciamo bene ormai i termini quali intelligenza emotiva ed educazione emotiva. Sappiamo, cioè, che l’empatia pur essendo una caratteristica innata può essere sviluppata e che possiamo imparare a gestire le nostre emozioni nel modo a noi più funzionale. Nell’intervista che segue, Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo, ci parla del legame tra emozioni e bullismo, un argomento che non ci stancheremo mai di trattare. Unobravo è il servizio di psicologia online che mette a disposizione degli utenti più di 2000 psicologi appartenenti a oltre 15 orientamenti terapeutici differenti.
Dottoressa Fiorenza Perris, possiamo delineare un profilo psicologico del bullo?
Sebbene ogni situazione vada analizzata nella sua peculiarità è possibile individuare alcune caratteristiche ricorrenti in chi compie atti di bullismo. Il bullo agisce impulsivamente, ha una scarsa tolleranza alla frustrazione e una difficoltà a gestire la rabbia. Fatica a mettersi nei panni degli altri mostrando una scarsa empatia verso la sofferenza di chi prende di mira. I comportamenti aggressivi che mette in atto, solo o con la complicità del branco, sottendono uno scarso rispetto delle regole e dell’autorità.
E della vittima di bullismo?
Chi è vittima di bullismo presenta spesso bassi livelli di autostima che lo induce a chiudersi in se stesso e a non reagire alle angherie subite. Introversione, insicurezza e timidezza sono solo alcuni dei tratti che caratterizzano le vittime dei bulli. Se non identificato e arginato per tempo, il bullismo può avere conseguenze sull’individuo, anche molto serie e con possibili ripercussioni anche durante l’età adulta. Può portare alla manifestazione di ansia, insicurezza e bassa autostima e, nei casi più gravi, anche all’insorgere di disturbi da stress post traumatico, depressione e ritiro sociale.
Qual è la radice del bullismo?
Spesso dietro comportamenti aggressivi si nascondono storie di fragilità, vuoti educativi ed emotivi, stereotipi e modelli sociali che scoraggiano l’ascolto empatico a vantaggio del desiderio di imporsi e primeggiare. Proprio per questo, può essere utile richiedere il supporto di un esperto con cui intraprendere un percorso di terapia psicologica. La psicoterapia può rivolgersi tanto alla vittima quanto al bullo. Ricevere supporto psicologico può risultare molto proficuo anche per quei genitori che vorrebbero aiutare il proprio figlio o che si chiedono come agire in caso di bullismo a scuola.
Si fa tanta sensibilizzazione sul tema del bullismo, si può fare anche prevenzione? In che modo?
Certo. Coltivare la sensibilità e l’empatia è un modo efficace per prevenire l’insorgere di comportamenti aggressivi. Ciascun individuo, durante il proprio processo di crescita, si sviluppa lungo un continuum, verso forme di empatia sempre più evolute. Sebbene l’empatia sia una capacità innata, verso cui siamo tutti predisposti fin dalla nascita, il suo sviluppo è profondamente influenzato dal nostro vissuto e dall’ambiente che ci circonda. Per questo è fondamentale promuovere un ambiente empatico ed educare con l’esempio i giovani all’empatia, a casa come a scuola. L’educazione emotiva, da cui non può certo prescindere l’empatia, è la base per uno sviluppo sano dell’individuo e delle sue capacità relazionali e un efficace antidoto a qualsiasi forma di violenza e bullismo.
In copertina foto di WOKANDAPIX da Pixabay