Combattere le dipendenze (che sia di gioco d’azzardo, droga o internet) è una delle grandi priorità per il benessere della persona. La storia di oggi vede come protagonista il dr. Roberto Settembre, Dirigente Medico di 1° livello presso il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Venere di Bari. Con lui parleremo delle nuove dipendenze e dei nuovi possibili trattamenti.
Combattere le dipendenze, in quanti ne soffrono?
Nel mondo, su una popolazione di circa 8 miliardi di persone, più della metà (4,5 miliardi), sono connesse a internet. Solo in Italia, 50 milioni navigano quotidianamente nel web e 35 milioni di questi sono attivi sui canali social (Istituto Superiore di Sanità). Oltre 240.000 adolescenti italiani passano più di tre ore al giorno davanti al computer. In alcuni casi, dopo la scuola, trascorrono l’intera giornata in una dimensione virtuale.
Intervista al dr. Roberto Settembre
Internet può essere considerata una nuova dipendenza? Una domanda molto difficile che richiede una ampia risposta. L’abbiamo chiesto al dr. Roberto Settembre, Dirigente Medico di 1° livello presso il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Venere di Bari:
Cosa vuol dire dipendenza da internet?
La dipendenza patologica, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è quella condizione psichica, e talvolta anche fisica, causata dall’interazione tra una persona e una sostanza tossica o a determinati comportamenti. Si crea un bisogno compulsivo di assumere la sostanza o ripetere determinate attività in modo continuativo o periodico (si parla di craving), allo scopo di provare i suoi effetti psichici o per lo meno di evitare il malessere della sua privazione.
Si può parlare di dipendenza da internet quando la maggior parte del tempo e delle energie vengono spesi nell’utilizzo della rete, creando in tal modo menomazioni forti e disfunzionali nelle principali e fondamentali aree esistenziali, come quella personale, relazionale, scolastica, familiare, affettiva
Perché la parola “nuove dipendenze”?
Le nuove dipendenze non prevedono l’abuso di alcuna sostanza, riferendosi a una vasta gamma di comportamenti anomali: gioco d’azzardo patologico, dipendenza da TV, da internet, shopping compulsivo, dipendenze dal sesso e dalle relazioni affettive, dipendenze dal lavoro o da allenamento sportivo (sindrome da sovrallenamento).
Le dinamiche di dipendenza dalla rete telematica si possono sviluppare al punto da presentare fenomeni analoghi alle dipendenze da sostanze, con comparsa di tolleranza, craving e assuefazione. Secondo le ultime rilevazioni, oltre 240.000 adolescenti italiani passano più di tre ore al giorno dinanzi al computer. In alcuni casi estremi, i ragazzi, dopo aver frequentato la scuola, vengono completamente assorbiti da una realtà parallela trascorrendo l’intera giornata in una dimensione virtuale. Soprattutto dopo il lockdown o la quarantena legata alla recente pandemia da Sars-Cov2 anche gli adulti sono caduti in questa condizione arrivando addirittura ad un completo allontanamento dalla vita reale, caratterizzato dal rifiuto delle normali attività ludiche e sociali.
Quali sono i trattamenti più comunemente noti?
Il trattamento delle nuove dipendenze viene attualmente realizzato sulla base di caratteristiche clinico-psicopatologiche simili ai disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo e del controllo degli impulsi, ai disturbi da uso di sostanze e ai disturbi dell’umore, soprattutto quelli appartenenti allo spettro bipolare.
Da un punto di vista farmacologico, sono impiegate diverse classi di farmaci quali gli stabilizzatori dell’umore e i modulatori glutamatergici e antagonisti degli oppioidi o gli antidepressivi di tipo SSRI (a causa della frequente comorbilità con depressione e ansia) allo scopo di ridurre i disturbi e controllare il craving.
Esistono delle alternative a questi trattamenti?
Al fine di non ricadere in un eccessivo utilizzo di psicofarmaci con il rischio di cadere in un’ulteriore dipendenza ci si può avvalere di tecniche non invasive che non prevedono uso di farmaci: Bio/Neurofeedback e Stimolazione Magnetica Transcranica.
Con la tecnica del Bio/Neurofeedback il paziente impara ad autoregolarsi risultando una valida alternativa alla terapia farmacologica per il trattamento di ansia, deficit dell’attenzione, fino all’attività di ricerca più avanzata con protocolli che sfruttano un montaggio EEG più completo ed integrabile con l’analisi di tracciati qEEG relativi a quadri clinici complessi. Le procedure di biofeedback e neurofeedback sono realizzate sulla base del principio dello “specchio fisiologico”, quindi il paziente, collegato a sensori che rilevano contestualmente la sua condizione psicofisica-emotiva, ha letteralmente un’occasione per vedere e sentire le sfumature del proprio cambiamento, attraverso il modificarsi di vari processi fisiologici. Il successo del trattamento attraverso l’uso di feedback biologici dipende quindi dallo stato emotivo personale e dalle abilità intellettuali del soggetto.
Ancora più efficace è la stimolazione magnetica transcranica, tecnica non invasiva atta a stimolare il tessuto muscolare, cerebrale e neurale. Gli impulsi di corrente sono generati per mezzo di un condensatore collegato alla bobina di stimolazione detta coil; il condensatore accumula una carica elettrica che al momento opportuno genera un campo magnetico proporzionale a tale corrente.
Il cambiamento rapido del campo magnetico induce corrente nei materiali conduttori come il tessuto corporeo, se la corrente indotta nel corpo umano è di sufficiente ampiezza e durata, tale corrente sarà capace di eccitare potenziali d’azione nei neuroni eccitabili della corteccia. Questo determina un riequilibrio delle zone cerebrali interessate dai disturbi da dipendenza rendendo molto più semplice la disassuefazione.