Se la mancanza di pioggia nelle città ha causato l’innalzamento dei livelli di inquinamento, nelle campagne è allarme la siccità per le coltivazioni. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il superamento dei limiti sulla qualità dell’aria che ha fatto scattare i divieti in molte città dall’Emilia Romagna alla Lombardia, ma criticità ci sono anche in Veneto e nel Lazio.
Colture a rischio: la mancanza d’acqua
Gli effetti dei cambiamenti climatici si vedono sul fiume Po dove sembra piena estate ma anomalie – sottolinea la Coldiretti – si rilevano anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 33% del Maggiore al 15% dell’Iseo fino al 9% del lago di Como, secondo il monitoraggio della Coldiretti dalla quale si evidenzia che il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è di -2,75 metri, lo stesso di inizio agosto scorso.
La mancanza di acqua in fiumi, laghi, invasi e nei terreni preoccupa l’agricoltura poiché le riserve idriche – precisa la Coldiretti – sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere. Il caldo ha provocato anche il risveglio delle piante con mandorli e albicocchi che sono in fiore e i peschi già pronti a sbocciare ma – rileva la Coldiretti – tutte le coltivazioni sono in grande anticipo per un mese di febbraio che ha mandato la natura in tilt.
Colture a rischio: la finta primavera
La “finta primavera” ha ingannato le coltivazioni favorendo un “risveglio” che le rende particolarmente vulnerabili all’annunciato ritorno del freddo con danni incalcolabili per la produzione. A rischio sono anche i boschi per il divampare degli incendi fuori stagione con un aumento del 1200% dei roghi nei primi due mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente secondo un’elaborazione di Coldiretti su dati Effis.