Il colonialismo è una pagina della nostra storia durata circa quattrocento anni. Iniziato subito dopo la scoperta dell’America, avvenuta nel 1492, ha visto il suo termine nel 1945 con la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un evento che aveva messo in forte discussione il potere politico delle potenze coloniali europee.
Qual è la differenza tra colonialismo e imperialismo?
Colonialismo e imperialismo vengono talvolta usati come sinonimo, in realtà esprimono due concetti molto diversi. Per colonialismo si intende quel processo per cui, facendo riferimento alla parola “colonia”, una nazione occupa un territorio straniero. Ne saccheggia le materie prime per portarle in patria, utilizza la popolazione locale come forza lavoro (molto spesso sfruttata). Parte della popolazione dominante si trasferisce nella colonia e conserva la sua nazionalità. Il Paese colonizzato conserva il proprio nome, la propria storia ma perde la sua autonomia politica ed economica. Quindi potremmo dire che il colonialismo ha radici essenzialmente economiche. L’imperialismo, invece, nascendo dalla parola impero, trova le sue giustificazioni in motivazioni non solo economiche ma anche e soprattutto politiche e ideologiche. Una nazione invade un’altra perché il suo impero possa espandersi. Il Paese occupato conserva il controllo politico ed economico ma deve far riferimento al potere centrale dell’Impero.
Quando inizia il colonialismo?
Il fenomeno della colonizzazione ha radici antichissime nell’antica Grecia. E’ il popolo greco il primo a superare i confini nazionali alla scoperta di nuove terre dalle quali trarre benefici economici condizionandone anche le scelte politiche. La fase moderna del colonialismo nasce, invece, nel periodo immediatamente successivo alla scoperta dell’America. Una terza fase, se così vogliamo chiamarla, prende il via con la rivoluzione industriale nel Settecento.
Dove nasce il colonialismo?
Il colonialismo nasce nel cuore dell’Europa. Stati europei come Francia e Inghilterra si spingono oltreoceano alla conquista delle nuove terre nel Nord America mentre Spagna e Portogallo si dirigono verso il Sud America. Nei secoli successivi, a quelle che sono ormai diventate delle potenze coloniali si aggiungeranno anche Olanda e Italia. Il territorio da colonizzare si espanderà fino ad arrivare all’Africa, all’India e a tutta l’Asia.
Quali sono le cause del colonialismo?
Il colonialismo nasce come fenomeno di esplorazione di nuovi mondi. Con la scoperta di prodotti, quali le patate, i pomodori, il te, ha inizio l’importazione verso l’Europa di queste novità. Nella seconda fase del colonialismo, quella che parte da fine Settecento, una leva importante è la rivoluzione industriale. Le fabbriche producono un elevato numero di prodotti che hanno bisogno di nuovi mercati per essere vendute. In più i Paesi colonizzati sono preziose fonti di materie prime, quali oro, pietre preziose ma anche cacao, canna da zucchero. Materie che vengono prelevate e portate in Europa per essere lavorate.
Quando è finito il colonialismo?
Il colonialismo finisce sostanzialmente a metà Novecento. Le due guerre mondiali hanno indebolito il potere politico delle potenze europee. Al tempo stesso nei Paesi colonizzati si diffonde un sentimento nazionalista. Il trasferimento delle ostilità, soprattutto durante il secondo conflitto mondiale, nei Paesi colonizzati e l’intento di reclutare soldati nelle colonie si scontrano con il sentimento di riscatto delle colonie. Eccezion fatta per l’America settentrionale e meridionale che conquistarono l’indipendenza già tra il Settecento e l’Ottocento, la maggior parte delle colonie in Asia e Africa ha ottenuto l’indipendenza dopo il 1945.
In copertina foto di CHRISTOPHER JONES da Pixabay