Colf e badanti sono le figure alle quali è affidato il lavoro domestico in molte delle nostre case. A chi ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di far entrare una terza persona nell’organizzazione familiare? Iniziamo col dire che quello del lavoro domestico è un mondo per lo più sommerso. La metà degli operatori del settore lavora senza un contratto di lavoro, quindi senza tutele e senza prospettive pensionistiche. Le procedure di reclutamento, come ben sappiamo, si basano per lo più sul passaparola. Andando a osservare quella metà del mondo che lavora alla luce del sole, possiamo trarre dei dati significativi. Il lavoro domestico, se da un lato è poco considerato, dall’altro ci dice molto di una società, delle sue abitudini e delle sue esigenze.
Colf e badanti: l’Associazione Domina
Domina è l’Associazione nazionale che sostiene le famiglie nella ricerca di personale qualificato nell’ambito del lavoro domestico. Firmataria del Contratto Collettivo di categoria, assiste le famiglie in tutte le fasi del rapporto lavorativo con colf, badanti e baby sitter. Offre servizi di formazione per il personale ed è impegnata nel settore dei servizi sanitari a favore dei lavoratori. Domina è anche un Osservatorio che monitora il settore del lavoro domestico e raccoglie i relativi dati all’interno di un Rapporto pubblicato con cadenza annuale. Il Rapporto sul 2021, oltre a guardare al singolo anno, mette i dati raccolti a confronto con i dati del 2015 tracciando così quelle che sono le linee di un cambiamento avvenuto in un arco di sette anni. Uno dei cambiamenti più lampanti è sicuramente quello che riguarda la presenza maschile. Se fino a poco tempo fa, infatti, la cura della casa e della persona era appannaggio soprattutto delle donne, oggi possiamo contare una presenza maschile sia come colf sia come badante. In sette anni c’è, infatti, il 27,9% in più di colf e il 47,7% in più di badanti di sesso maschile. Ulteriori dettagli sulla ricerca li possiamo ascoltare dalla voce di Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, nell’intervista che segue.
In copertina foto di Simon Kadula da Pixabay