Una pianta di arance su tre (31%) è stata tagliata negli ultimi quindici anni, sono andati persi 60mila ettari di agrumi e ne sono rimasti 124mila, dei quali 71mila in Sicilia e appena 30mila in Calabria, con evidenti effetti sul piano occupazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento alla mancanza di lavoro che alimenta il disagio che stanno vivendo gli immigrati a Rosarno dove si è verificato il tragico episodio.
E’ questo il risultato di una intollerabile catena dello sfruttamento che inizia con la vendita di una aranciata sul banco dello scaffale a 1,3 euro dei quali appena 3 centesimi arrivano nei campi, del tutto insufficienti anche a coprire i costi di raccolta.
Va combattuto senza tregua il becero sfruttamento che colpisce la componente piu’ debole dei lavoratori agricoli come gli immigrati, ma anche le imprese agricole che subiscono la pressione e la concorrenza sleale di un contesto gravemente degradato. Gli esempi positivi non mancano come l’accordo della Coldiretti Calabria con l’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) per le Arance della Salute per consentire la vendita e la distribuzione delle Arance della Calabria che rendono possibile un ritorno economico sostenibile per le imprese e una giusta remunerazione dei lavoratori.
Serve un impegno di corresponsabilità dal campo allo scaffale nella lotta al caporalato che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera, dalle distribuzione all’industria per arrivare a sottopagare i prodotti nelle campagne.