Lo studio e l’impiego di ogni nuova tecnologia che aiuta ad esaltare la distintività del nostro modello agroalimentare, il made in Italy e i suoi primati di biodiversità, possono essere approfonditi e valutati solo nel rispetto del principio di precauzione, della sostenibilità ambientale, del libero accesso al mercato, della reversibilità e della necessità di fornire una risposta alle attese dei consumatori.
E’ quanto afferma Roberto Moncalvo, Presidente di Coldiretti, nel commentare la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue nella quale afferma che gli organismi ottenuti tramite tecniche di mutagenesi, che sono comprese nel più ampio mondo delle nuove tecniche di selezione vegetale (NBTs), rientrano, in linea di principio, nell’ambito di applicazione della direttiva sugli Ogm e sono soggetti agli obblighi previsti da quest’ultima.
Anche le nuove tecniche dunque non possono essere esonerate da un esame approfondito dei rischi ai fini dell’emissione deliberata nell’ambiente e dell’immissione in commercio in quanto simili a quelle della transgenesi dato che consentono di ottenere varietà “ad un ritmo ed in quantità non paragonabili a quelle risultanti dall’applicazione di metodi tradizionali” ed occorre “evitare gli effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente e violare il principio di precauzione”. La Corte di Giustizia infatti esclude dall’applicazione della disciplina in materia di OGM soltanto le tecniche e i metodi di mutagenesi “che sono stati tradizionalmente utilizzati per varie applicazioni e la cui sicurezza è stata provata da molto tempo”.
Spetterà agli Stati membri, al fine di promuovere le ricerche nel campo del miglioramento genetico e rendere disponibili agli agricoltori varietà vegetali resistenti ad insetti o a condizioni climatiche avverse, valutare la natura tradizionale delle applicazioni e l’osservanza di elevati livelli di sicurezza comprovando un precedente impiego risalente nel tempo.
Ad oggi sono rimasti solo due Paesi a coltivare i vecchi organismi geneticamente modificati nell’Unione Europea dove si registra anche nel 2017 un ulteriore calo della superficie coltivata del 4%, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla base dell’ultimo rapporto ISAAA dai quali si evidenzia che in Europa sono stati seminati a biotech appena 131.535 ettari rispetto ai 136.363 dell’anno precedente. Nel 2017 infatti le colture ogm sopravvivono nell’Unione Europea solo in Spagna (124.227) e Portogallo (7.308) dove tuttavia si registra una riduzione delle semine del mais MON810, l’unico coltivato.