Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -28 % per il grano duro al – 29% delle fragole, dal -44% delle arance al -51% per cento dei pomodori in serra, rispetto all’anno scorso, ma la situazione è precipitata anche nelle stalle italiane con i compensi agli allevatori che non coprono piu’ neanche i costi dell’alimentazione del bestiame. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione a marzo, sulla base delle rilevazioni Ismea nell’ultima settimana di marzo.
Se sullo scaffale per i consumatori i prezzi sono solo in leggera flessione o praticamente stabili (-0,3%), nelle campagne la situazione è drammatica con il crollo delle quotazioni su livelli insostenibili.
Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni, determinate dagli accordi agevolati.
E’ il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi. L’accordo con il Marocco è fortemente contestato dai produttori agricoli perché nel paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera.
Ma a pesare sono anche gli effetti dell’embargo russo che ha azzerato completamente le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salumi Made in Italy, ma ha anche provocato una devastante turbativa sui mercati agricoli europei che ha messo in crisi decine di migliaia di aziende agricole.
Una situazione che ha aggravato la situazione delle stalle italiane che stanno affrontando una crisi senza precedenti a causa del crollo dei prezzi che non copre piu’ neanche i costi per l’alimentazione del bestiame.