Sono centinaia i lavori pubblicati ogni anno al “Journal of American Ceramic Society”, soltanto 19 sono risultati essere però i contributi migliori selezionati dai redattori dal 2018 a cui è stata dedicata una sezione speciale del 121° Meeting Annuale dell’American Ceramic Society, nell’ambito della conferenza ‘Materials Science & Technology 2019’, tenutasi a Portland (US) dal 29 settembre al 3 ottobre scorso.
Protettori solari: la ricerca di Clara Piccirillo
Tra i ricercatori onorati dal riconoscimento, anche Clara Piccirillo, del Cnr-Nanotec di Lecce – ex cervello in fuga rientrato in Italia, a Lecce, nel 2017 – il cui intrigante lavoro riguarda l’uso di trattamento con laser di materiali di origine naturale (di provenienza marina) per migliorarne le proprietà come potenziale protettore solare.
E’ noto che i protettori solari sono composti che assorbono le radiazioni ultraviolette (UV). Sono utilizzati in creme/emulsioni, per prevenire gli effetti dannosi delle radiazioni UV.
Durante il suo periodo in Portogallo (Università Cattolica Portoghese, Porto) Clara Piccirillo, ha sviluppato un nuovo protettore solare naturale, derivato dalle spine si baccalà, a base di fosfato di calcio modificato con ferro. Questo materiale, una polvere, è stato incorporato all’interno di una crema con discrete proprietà di protezione (protezione in tutto l’intervallo UV e fattore SPF medio).
Per migliorare le proprietà protettive, questa polvere è stata sottoposta a trattamento con un laser; in questa maniera le particelle della polvere diventano più piccole ed uniformi. Questo porta ad un maggiore assorbimento della radiazione ultravioletta e quindi ad un aumento della protezione UV.
Il lavoro è stato realizzato in collaborazione con l’Università di Vigo (Spagna), l’Università Cattolica Portoghese di Porto e l’Università di Aveiro (Portogallo).
Clara Piccirillo si occupa dello sviluppo di materiali innovativi seguendo i principi delle chimica verde, cioè attivando processi che abbiano il minor impatto possibile sull’ambiente. Nella sua ricerca utilizza come base materiali naturali, come sughero o sottoprodotti dell’industria alimentare (prevalentemente scarti dell’industria ittica).