Il Consiglio di Presidenza della CNESC nell’ultima riunione ha espresso soddisfazione per il ricco dibattito svoltosi lo scorso 27 aprile alla Camera dei Deputati, quando sono state discusse ben cinque mozioni concernenti iniziative in materia di Servizio civile universale.
La mozione unitaria presentata dai gruppi della maggioranza governativa, e che su ampie parti ha trovato la condivisione anche del gruppo di opposizione, si caratterizza per l’ampia panoramica sullo stato di attuazione del Servizio Civile Universale, dopo che per lungo tempo il Parlamento era stato assente.
Estremamente rilevante l’unanimità espressa dai vari gruppi e la sintonia manifestata dalla Ministra Dadone.
L’aspetto più rilevante, sostiene il CNESC, è l’impegno a riprendere modalità per aggiornare su punti specifici e in modalità condivisa, la riforma del 2017, sulla base delle prime indicazioni emerse dalla sua attuazione.
Tra le questioni in sospeso resta il nodo della misura “tutoraggio” collegata alla “certificazione delle competenze”, fortemente voluta dalla Ministra, che sta generando difficoltà e proteste, anche a seguito del mancato recepimento delle proposte alternative avanzate da enti, Regioni e PA, Università.
Più volte, anche in questi giorni, è stata inoltrata richiesta alla Ministra di interventi che riducano gli effetti negativi che sta generando questa sbagliata modalità, sia dal punto di vista metodologico che dell’efficacia rispetto agli obiettivi che si pone, imposta dal Dipartimento lo scorso 25 gennaio,
Si sarebbe potuto facilmente intervenire in una prima attuazione, ad esempio separando la misura “tutoraggio” dalla certificazione e sterilizzandone il punteggio.
Anche per questo, particolarmente grave è il muro di gomma del Dipartimento di fronte alle documentate e generalizzate criticità ad attuare la misura aggiuntiva tutoraggio-certificazione delle competenze degli operatori volontari, nelle modalità stabilite con l’Avviso del 25 gennaio.
Una misura, quella della certificazione delle competenze, non prevista dalle norme legislative del SCU, priva dei necessari accordi con le varie istituzioni competenti in materia di certificazione delle competenze, contrastante con l’impegno 12 della citata mozione parlamentare, che sta mettendo in grave difficoltà la gran parte degli enti, che apre la strada a ricorsi avverso le future graduatorie, ricorsi che ripeterebbero gli effetti nefasti del contenzioso già visti nei mesi scorsi sui tempi delle selezioni per il bando di servizio civile.
Uno scenario imbarazzante che non vorremmo si ripetesse a distanza di pochi mesi soprattutto se, come chiediamo e auspichiamo, nella prossima legge di stabilità ci saranno i fondi ordinari per almeno 70.000 giovani all’anno.
La CNESC esprime, quindi, preoccupazione per le conseguenze che questa misura avrà sulla presentazione dei programmi e progetti, disincentivando i percorsi di tutoraggio su cui molti enti hanno investito negli ultimi anni, come impegno concreto e atto di responsabilità verso i giovani e atto di serietà per non disperdere una capacità di sistema costruita negli anni, alterando le graduatorie considerando che la misura ha un peso notevole sul punteggio complessivo dei progetti, aumentando la disparità tra i territori e aprendo inevitabilmente la strada a possibili ricorsi.