I social network dicono stop ai negazionisti del clima, una su tutte è Twitter. Una risposta netta per contrastare fake news ed account “fraudolenti” che infestano i vari social.
Stop ai negazionisti del clima su Twitter
Basta alla disinformazione sul cambiamento climatico, perché creare e mantenere un ambiente sano passa dalla diffusione di informazioni affidabili. Questa è la filosofia sposata da Twitter, il social network basato sulla condivisione di “tweet” ovvero i brevi messaggi con un massimo di 140 caratteri. Il social network ormai di proprietà di Elon Musk si schiera contro chi sottovaluta o nega il riscaldamento del pianeta e le emissioni di gas nocivi nell’atmosfera, rafforza la sua policy contro il dilagare di fake news e contenuti fuorvianti.
Rimozione “garantita”
Che si tratti di contenuti organici condivisi dagli utenti o di annunci pubblicitari, la rimozione è garantita per messaggi che espongono teorie cospirazioniste, che negano l’impatto e l’influenza umana sul cambiamento climatico, come anche le tesi che mettono in dubbio le evidenze scientifiche sul tema.
Insomma, un primo segno di “filtro” contro la disinformazione da parte del popolare social network troppe volte accusato di non voler controllare e “moderare” chi “crea il panico” con false notizie e dati inventati col solo scopo di destabilizzare.
Non solo Twitter, il “caso” Pinterest
Twitter, però, non è il primo social che ha deciso per il “pungo duro” contro i negazionisti del clima. Il primo, per dovere di cronaca, è stato Pinterest ovvero il sito basato sulla condivisione di immagini e video. Sospensioni e in caso di “recidività” anche i ban permanenti per gli utenti “negazionisti”, una posizione che è stata spiegata dallo stesso staff di Pinterest:
“Crediamo che sia nostro dovere coltivare uno spazio attendibile e veritiero per chi utilizza la piattaforma. Dal 2017 stiamo sviluppando linee guida per salvaguardare i contenuti dalla disinformazione, aggiornandole man mano che nuovi temi salgono alla ribalta. Le nostre mosse sono sempre mirate al futuro, così da evitare di trovarci invasi da contenuti dannosi e dover recuperare terreno quando potrebbe essere troppo tardi”, ha aggiunto“
Facebook e Google
Cosa hanno fatto, invece, gli altri due “pezzi grossi” di internet ovvero Facebook (o per meglio dire Meta) e Google. Parlando della “creatura” di Mark Zuckenberg, questa ha lanciato ormai da diversi anni il Centro sulle scienze climatiche. Questo “strumento” di Facebook vede al suo interno notizie a tema ambientale fornite solo ed esclusivamente da fonti autorevoli (un’azione simile, quindi, al Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, Ipcc, e l’organizzazione meteorologica mondiale).
Passando, invece, a Google e YouTube, questi hanno scelto di bloccare gli introiti maturati con le inserzioni pubblicitarie legati a video e materiali che diffondono tesi contrarie al riscaldamento globale. La “Grande G”, quindi, ha deciso di colpire una delle fonti di “guadagno” maggiori dei diffusori di fake news. Una decisione molto simile a quella ben più recente a tema “Guerra in Ucraina” dove Google ha deciso di fermare qualsivoglia possibile guadagno per quei siti che “promuovono” la bruttissima guerra che si sta svolgendo sul territorio ucraino.