Bisogna valutare bene i rischi futuri nella catena alimentare
Fame, malattie e cambiamenti climatici: un legame sempre più stretto e che porta con sé drammatiche incognite, cui gli esperti del panel sul clima in seno alle Nazioni Unite (Ipcc) hanno cercato di dare una prima risposta. Ma le loro proiezioni lo hanno confermato: malnutrizione ed epidemie aumenteranno con l’acuirsi degli effetti del surriscaldamento del pianeta e avranno ripercussioni negative su milioni di persone. Partono da qui le riflessioni del seminario ‘Cambiamento climatico e impatti sanitari su cibo, acqua e nutrizione’, che apre la settimana di iniziative alla Fao per la ‘Giornata mondiale dell’Alimentazione’, dedicata quest’anno proprio al tema del cambiamento climatico e della bioenergia. L’incontro è organizzato da Organizzazione mondiale della sanità ufficio Europeo (Oms Europa), Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dalla Fao, in collaborazione con il ministero del Lavoro, Salute e Affari sociali. Anche se in Europa tutti saranno colpiti, non lo saranno nello stesso modo. Il cambiamento climatico può peggiorare significativamente le disuguaglianze nello stato di salute tra Paesi e all’interno degli stessi, e creare ulteriore pressione sui più poveri (secondo l’Oms gia’ oggi oltre 60 milioni di persone in Europa dell’est vivono in assoluta poverta’). Non solo. Gli esperti hanno stimato che entro la fine di questo secolo il costo globale del cambiamento climatico potrebbe arrivare al 5 per cento del Pil. Una minaccia “reale”, hanno sottolineato dal seminario, che rischia di annullare i progressi ottenuti verso il raggiungimento degli Obiettivi Onu del millennio: la povertà non può essere eliminata, mentre il degrado ambientale inasprisce la malnutrizione e le malattie trasmesse da acqua e cibo. Per questo, hanno ammonito dalla Fao Marc Danzon, direttore regionale Oms per l’Europa, “di fronte a quello che sappiamo sulle serie minacce poste dal cambiamento climatico alla salute, la questione oggi non e’ se un’azione di sanità pubblica sia necessaria ma quale azione intraprendere e come”. Occorre al più presto, ha aggiunto, “garantire acqua pulita e igiene, alimenti sicuri e in quantità adeguate, sorveglianza delle malattie e risposta, preparazione alle emergenze”. E inoltre serve “sensibilizzare gli operatori sanitari sulle malattie legate al cambiamento climatico -ha continuato- fornire un’informazione accurata e tempestiva ai cittadini; stimolare all’azione i settori in cui la riduzione delle emissioni può produrre effetti benefici per la salute. Prima agiremo, maggiori saranno i benefici e minori i costi”.
Per contribuire a proteggere la salute dei consumatori, ha spiegato il direttore esecutivo Efsa, signora Catherine Geslain-Laneelle, “l’agenzia europea è pronta a valutare i rischi futuri nella catena alimentare e ha già fatto numerosi passi in avanti in questo senso, creando ad esempio un dipartimento dedicato ai rischi emergenti”. Data la portata della sfida, ha avvertito Geslain-Laneelle, “l’Efsa e altri organismi di valutazione del rischio dovranno lavorare a stretto contatto non solo tra di loro, ma con organizzazioni internazionali, Stati membri e altri partner per condividere le informazioni e sviluppare sistemi adeguati per analizzare e rispondere ai rischi”. Per far fronte a queste sfide la Fao, ha riferito Ezzeddine Boutrif, direttore della divisione Nutrizione e protezione dei consumatori dell’agenzia Onu, “ha avviato il programma Empres-sicurezza alimentare, che aumenterà la capacità dell’agenzia di raccogliere informazioni per l’individuazione precoce di problemi legati alla sicurezza alimentare, e di sviluppare linee guida per gestire i rischi. La parola e’ quindi passata a Silvio Borrello, direttore del dipartimento di Sicurezza alimentare e nutrizione del ministero del Lavoro, Salute e Affari sociali, che ha posto l’accento sulle possibili conseguenze sulla salute dell’ingresso o presenza nei nostri Paesi di vettori di malattie, e sul possibile manifestarsi di malattie tipiche di altri climi”. Borrello ha quindi ricordato l’importanza della tutela della salute degli animali. Corrado Clini, direttore del dipartimento per la Ricerca ambientale e lo sviluppo, ministero dell’Ambiente, ha ricordato che il dicastero “gioca un ruolo importante nella riduzione di questi effetti attraverso politiche di mitigazione e adattamento che richiedono approcci e interventi globali”. Allo scopo di ridurre gli impatti ambientali, sociali e sanitari del cambiamento climatico, Clini ha ribadito che il ministero dell’Ambiente continuerà a lavorare insieme a quello della Salute “non solo su nuove azioni preventive ma anche sulle politiche di altri settori rilevanti: (energia, trasporto, sviluppo tecnologico, agricoltura”. Secondo l’ultimo rapporto Ipcc, nella regione europea si prevede una diminuzione della produttività agricola nell’area Mediterranea, nell’Europa sud-orientale e in Asia centrale. I raccolti potrebbero ridursi fino al 30% in Asia centrale entro la metà del 21mo secolo, con ripercussioni disastrose tra le popolazioni rurali più povere, il cui reddito familiare è strettamente legato alla produzione di alimenti. Inoltre, temperature più alte favoriscono la crescita di batteri negli alimenti.