Sono, almeno fino ad oggi, i divi del momento, i personaggi sociali che hanno acquistato non solamente una grande visibilità, ma soprattutto la capacità e il potere di determinare abitudini, mode e tendenze, influenzando milioni di fedelissimi pronti a indossare il loro abito, deodorarsi con il loro parfum, mangiare le stesse cose scimmiottandoli in tutto e per tutto.
Dalla posa plastica con la bocca socchiusa stile pesce lesso a quella un pò più provocante con il baricentro arquato per protendere le curve verso la fotocamera dello smartphone, simulando con le labbra un improbabile bacio, molto più simile al “cul de gallina”.
Uno dei prodotti di punta di questa società priva di carattere e personalità, bisognosa di affidarsi ad un apostolo qualunque pur di idolatrare qualcuno in grado di indicargli uno stile di vita o un trend da seguire.
Sono loro, gli influencer.
Non sono molti eppure condizionano moltissimi discepoli, milioni e milioni di fans che passano intere giornate a condividere, taggare, commentare e soprattutto imitare questi guru della comunicazione trash, del gossip, una ennesima ondata di cultura-spazzatura che nonostante decenni di degrado ancora una volta riesce a superare se stessa e scendere ancora più in basso.
Sino ad oggi, dicevamo… Sì!!! Perchè a tutto c’è, fortunatamente, un limite e tutti, prima o poi, si possono risvegliare da questo comatoso stato di passiva sudditanza social per entrare in una condizione diversa, viva e reattiva, costruttiva e positiva.
E’ l’ora della rivincita, della riscossa per tutti e, quindi, per l’intera nostra società.
È giunto il momento degli In-Influencer e non sono pochi, non sono uno o qualcuno ma sono milioni, forse miliardi.
Passano la vita a postare di tutto, dalle polpettine al caffè, dal battesimo al 50mo di matrimonio, fotografano e commentano ogni istante della loro vita per ricevere 15-20 likes, un paio di commenti e condivisioni e, pur di far salire l’ago della bilancia del loro peso sociale, sono disposti a svendere la propria privacy e la la loro stessa vita per concedere la propria amicizia a perfetti sconosciuti condividendo con loro tutti i propri dati personali, interessi, amicizie, luoghi, ricorrenze e gusti, sogni e desideri, pensieri e vacanze pur di ricevere qualche faccina o qualche ditino alzato di consenso.
“E allora fuori! Fuori dall’anonimato, fuori dall’infelicità che attanaglia e morde bruciante quando vediamo che la nostra meravigliosa foto che ci è costata tempo, amore e sacrificio ha ricevuto solamente un paio di like dai fedelissimi del nostro profilo, quelli che non perdono un colpo e mitragliano like ovunque. È fantastico, è giunto il nostro momento. Siamo noi il tutto, siamo noi la società social, siamo noiiiii!”
È questa la premessa, purtroppo gravemente realistica, che introduce una delle principali tematiche diCLIC (www.filmclic.it), l’ultimo film realizzato da Paolo Goglio, che presto sarà presentato in anteprima al cinema Anteo di Milano.
“Io stesso sono un In-Influencer, ossia uno di quegli indomabili sognatori che non influenza nessuno. Non ho nessun potere di persuasione perchè la mia pagina è vista da una 40ina di persone e i like che ricevono i miei post sono sempre al massimo 4-5 dalle stesse amicizie”.
Così Paolo Goglio, regista e interprete del film CLIC, illustra questo innovativo, divertente e significativo fenomeno.
“Qui non si tratta di avere un popolo di followers ma di essere autentici, liberi e sinceri, puri e disinteressati. Il resto no, si è venuta a determinare una ennesima fenomenologia di massa dove come sempre la manipolazione della propria personalità, dei propri pensieri e delle proprie azioni è integralmente falsa e manipolata per l’interesse di un tornaconto economico che altera il profilo per postare solamente quello che, scientificamente studiato, rende di più”.
AUTENTICITA’ vs FALSITA’
“Non c’è confronto, gli In-Influencer sono in tutto e per tutto la nuova tendenza, la nuova moda, così trendy, così smart, così poco innovativi da esserlo più che mai”.
In un mondo governato dal denaro dove tutto viene condiviso, valutato e calcolato, CLIC affronta con uno stile inedito tematiche molto attuali quali la crisi degli imprenditori distrutti dalle banche, la ricerca di valori autentici e profondi, l’asfissiante conquista di uno spazio nella società virtuale che ci assenta definitivamente da quello che dovrebbe essere il nostro spazio più autentico: quello della presenza.
Annunciato ai primi del 2018 come il primo progetto di Movie Sharing ossia un film realizzato senza budget economici, contratti, mezzi e strumenti, con la partecipazione di un gruppo di volontari animati solamente dal desiderio di ribaltare le leggi del mercato corrotto e influenzato per trasmettere di qualcosa di nuovo in un modo nuovo. La sfida alla comunicazione di tipo trash, ai cinepanettoni, al gossip e agli stessi strumenti social che, per paradosso di sceneggiatura, sono l’asse portante della trama di CLIC.
Prodotto dalla ‘Associazione Amore con il Mondo’, con un cast di soli 8 attori e colonna sonora royaltyfree, CLIC è un film della durata di 82 minuti e si posiziona come una boa velica intorno a cui svoltare per intraprendere una nuova rotta, una direzione diversa.
“E’ un concept, un film sperimentale e come tale non possiamo sapere se il nostro messaggio sarà ricevuto” conclude l’autore Paolo Goglio. “Presto inviteremo al cinema Anteo di Milano gli addetti ai lavori: produttori, distributori, giornalisti, attori e operatori per unire le forze e tentare la distribuzione nazionale e in seguito quella televisiva. Con una buona casa di produzione allineata con le nostre tecniche di comunicazione potremo sicuramente dare vita a nuovi film, documentari e serie TV” conclude il regista Paolo Goglio.