Una vera e propria rivoluzione che riguarda la sicurezza stradale potrebbe diventare presto una realtà. Si tratta di un giubbotto intelligente per ciclisti messo a punto a Lugano e al quale l’Ufficio federale delle strade (Ustra) ha concesso l’autorizzazione per un progetto pilota che va in vendita anche in versione gilet e coprizaino.
In questi mesi “Clara” ha ammaliato il mondo, a destra e a manca. Finalista al Mass Challenge UK, fra 218 progetti e oltre 2mila candidature internazionali di start-up destinate a segnare il futuro; finalista anche all’Ait Camp in India; miglior prodotto al Wearable Technology Show di Londra; Premio Jeune Entrepreneur a Berna questo giugno: non male per una giacca con la bella aspirazione di salvare l’uomo.
La semplicità del congegno si coglie già a prima vista: si tratta di sensori led, per mostrare all’automobilista le intenzioni di chi è in bici: se è in procinto di svoltare, se è in corso la frenata. Fin troppo semplice il principio; più complessa la realizzazione: ci son voluti tre ingegneri, nel frattempo diventati quattro più un esperto finanziario, per elaborare algoritmi, creare circuiti; innestarli su tessuti da vestire che prendono il nome dalla “luce“, traduzione dal latino.
Un giubbino, un gilet e un coprizaino, ciascuno in doppia versione basic o più sofisticata: dopo un anno e mezzo di lavoro sono oramai pronti per la produzione. Un’idea semplice ma efficace che dovrebbe partire con la campagna a metà luglio, quando sarà pronta la serie zero. Tecnologia applicata all’abbigliamento: un business che potrebbe presto avere nuove applicazioni. «Hardware e software nascono a Lugano dove la start-up è incubata. La parte fashion viene dall’Italia, dove si cura anche il design.
La giacca svolge una doppia funzione: innanzitutto la luce intermittente dei led risveglia l’attenzione anche dei conducenti distratti, specie nelle ore notturne e nelle giornate con scarsa visibilità. Inoltre, costringe il ciclista a concentrarsi per azionare il congegno.