“Esprimiamo un giudizio positivo sul Decreto enti locali, che segna un salto di qualità nell’attenzione del governo verso i Comuni e consente il miglioramento del quadro normativo e finanziario entro cui i Comuni sono chiamati ad operare. Come in tutti i negoziati, non tutte le questioni aperte hanno trovato soluzione, ci proponiamo di affrontarle sia in sede di conversione in legge, che al momento di discutere della prossima legge di stabilità puntando soprattutto al superamento effettivo del patto di stabilità, all´adeguamento delle risorse proprie per le Città Metropolitane e all´impostazione della nuova local tax”. Lo ha detto il presidente dell’Anci Piero Fassino parlando con i giornalisti al termine del consiglio nazionale Anci che si è concentrato in particolare sul dl enti locali, frutto del negoziato portato avanti con il governo dallo scorso gennaio.
Fassino ha elencato i risultati portati a casa dall’associazione, partendo dalla “ricostituzione del fondo perequativo Imu-tasi che avrà una copertura di 530 milioni”, di cui 30 da destinare al sostegno della verifica del gettito dei terreni già considerati montani ed esenti dall’Imu. “E’ stata inoltre ampliata la platea dei Comuni che potranno beneficiare della rinegoziazione dei mutui contratti con Cdp e Mef, possibilità di cui – ha spiegato Fassino – potranno beneficiare tutti i Comuni, anche coloro che non hanno approvato i bilanci”. Mentre, sul fronte del patto di stabilità, il sindaco di Torino ha posto l’accento anche sulla dotazione aggiuntiva di 700 milioni per “l’esclusione dei vincoli finanziari regionali dei fondi strutturali comunitari”, determinando la cosiddetta nettizzazione del cofinanziamento regionale, richiesta da molto tempo dall’associazione.
Tra le altre misure che vengono incontro alle richieste dell’Anci, il presidente ha ricordato: “le norme di allentamento e riduzione del patto di stabilità che integrano e migliorano ulteriormente la riduzione di patto già ottenuta nella legge di stabilità e quelle che allentano i vincoli sull’utilizzo del personale e consentono maggiore flessibilità ai Comuni nella gestione delle risorse umane; per le Città Metropolitane le norme che consentono di gestire bilanci e risorse in modo più elastico e flessibile; ed infine il rinnovo anche per il 2014 del Dl 35 che anticipa ai Comuni le risorse per pagare i loro fornitori”. Fassino ha poi anticipato i temi su cui l’associazione si impegnerà con i gruppi parlamentari per ottenere modifiche nel passaggio parlamentare del decreto. Innanzitutto “la possibilità di considerare i 530 milioni utili per il computo del saldo obiettivo di Patto, così da non snaturare gli obiettivi e lasciare spazi finanziari sugli investimenti”; ancora “la risoluzione di alcuni nodi relativi ai vincoli che gravano sulla gestione del personale, in particolare quello dei servizi scolastici ed educativi, oltre alla possibilità di allentare le sanzioni per i ritardati pagamenti ai fornitori”.
Infine, ha spiegato ancora Fassino, “solleciteremo il varo di accantonamenti per i fondi che i Comuni devono operare sul fronte dei debiti di difficile esigibilità, attingendo se possibile alle risorse disponibili nell´ambito del Dl 35”. Da parte di Fassino anche una considerazione sull’emergenza sbarchi, al centro del vertice di oggi pomeriggio con il ministro Alfano e le Regioni. “Chiederemo che si dia piena attuazione al piano concordato il 7 maggio scorso secondo cui, fra il momento dello sbarco ed il successivo smistamento ai Comuni, era previsto si istituissero degli hub regionali di prima accoglienza, dove far affluire i profughi per le certificazioni anagrafiche e sanitarie, e di lì indirizzarli ai Comuni sulla base di una programmazione ordinata con il metodo Sprar. Oggi quel piano – rimarca Fassino – ha il suo punto di debolezza più critico nel fatto che gli hub istituiti sono pochi e insufficienti, con la conseguenza che passando dallo sbarco all’invio nei Comuni, tutto è più difficile”. L’associazione chiederà anche “procedure di urgenza che rimuovano ostacoli che spesso vengono frapposti da amministrazioni che – conclude Fassino – pur avendo spazi e siti che potrebbero essere usati come hub, invocano il quadro normativo attuale come ragione di ostacolo”.