Creare delle città “smart”, che rispondano alle esigenze sempre crescenti dei cittadini, è per molti versi un’utopia. Open data, mobilità sostenibile, beni comuni, energie rinnovabili, sharing economy e ICT dovrebbero essere i presupposti fondanti di città che non sono semplicemente tali, ma veri e propri luoghi di produzione di valore e capitale sociale.
Pensare però a tutto tondo alle città intelligenti risulta difficile se gli attori sociali, i reali protagonisti del cambiamento, non sono altrettanto intelligenti. Ciò significa lavorare a valle sull’educazione e la formazione di persone che, grazie all’utilizzo mirato delle nuove tecnologie, siano in grado di generare innovazione e ottimizzare, sia in termini di efficacia che di efficienza, tutti i processi che attraversano la città.
Tralasciando per un attimo i tecnici del mutamento, se così vogliamo definirli, dobbiamo tener presente un fatto fondamentale: le città sono fatte di persone e le persone a loro volta sono fatte di desideri, bisogni, aspettative. Ottimizzare tutti i processi che costituiscono le basi di una città che funziona, da solo non basta, se poi chi ci vive ritiene che la qualità della propria vita non sia soddisfacente. In pratica, per aspirare ad una città smart, è necessario lavorare su più livelli: persone intelligenti, stile di vita intelligente, ambiente intelligente, mobilità intelligente, sul background fondamentale di un’economia intelligente e di una governance intelligente. Senza una di queste colonne, il sistema zoppica.
Il primo passo sta nel capire in che modo la città possa sostenere naturalmente gli stili e le aspettative dei cittadini. In tutti i modelli di smart city l’educazione è la ‘condicio sine qua non’, un fattore con altissimo grado di incisione sulla qualità della vita in termini infrastrutturali e funzionali: densità di scuole, infrastrutture a banda larga adibite all’erogazione di servizi e contenuti, capacità di produrre le abilità cognitive, emotive e relazionali necessarie al funzionamento del sistema, e così via. Le forme di apprendimento, nell’ottica delle smart cities che prevedono uno stile di vita collaborativo e partecipativo, dovranno inevitabilmente rimodularsi: le città vanno studiate, ancor prima che vissute.
A Bologna, dal 22 al 24 ottobre si svolgerà la terza edizione di “Smart city exhibition”, la manifestazione europea sull’innovazione urbana per lo sviluppo delle città del futuro. Grande spazio verrà dato ai prototipi vincitori di “Tecnologie e soluzioni per la Smart City” e ai migliori dieci progetti di prototipi pre-commerciali presentati da Enti di Ricerca, Università e makers nelle categorie logistica, ambiente, sicurezza, sensoristica, turismo, mobilità, e-health, risparmio energetico, rifiuti e domotica. Tutti i dettagli dei progetti presentati qui: www.forumpachallenge.it.
Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca presenterà invece il Piano Operativo Nazionale Ricerca e competitività: il principale strumento comunitario per lo sviluppo di modelli innovativi, finalizzati a risolvere problemi di scala urbana e metropolitana (quello 2007-2013 qui: http://www.ponrec.it/). Verranno inoltre presentati in via eccezionale i risultati di iCity Rate 2014, lo studio annuale che, con l’analisi di cento indicatori, stila la classifica nazionale delle città capoluogo più smart. Infine, novità di questa edizione, la #SCE 2014 Academy con sessioni formative dedicate allo sviluppo delle nuove competenze tecniche.