Laurent Cantet dirige nel 2008 un film sulla scuola che si aggiudica la Palma d’oro al 61° Festival di Cannes. La classe – Entre les murs racconta, in un intreccio fluido di avvenimenti sparsi nel corso dell’anno scolastico, di un insegnante di lettere e della sua classe di scuola media nella periferia di Parigi. Il protagonista, il prof. François, è François Bégaudeau: l’autore del romanzo da cui si è sviluppata la sceneggiatura, che oltre ad essere attore e scrittore, nella vita è anche un insegnante di francese. Il cast del film relativo agli studenti è durato un intero anno, diversi ragazzi volontariamente si offrivano per essere “provinati” nelle loro scuole dopo le lezioni, per instaurare con l’attore/prof. un rapporto che avrebbe reso poi più spontanei i dialoghi, diretti in modo realistico mantenendo gerghi e ‘sporcature’ linguistiche della colloquialità. Anche i genitori nel film sono proprio i genitori dei ragazzi.
Come rendere gli alunni più disciplinati, educati e motivati, ovvero con quale metodo, quale atteggiamento, quali punizioni, soprattutto quali regole? La questione è universale, costantemente in divenire a seconda del contesto storico-sociale-culturale. Quello della periferia di Parigi è caratterizzato da una multi etnicità che si presenta ancora ghettizzata in parte, perché il gruppo di appartenenza soprattutto nell’età dello sviluppo, è un riferimento identificativo molto potente. François è alle prese con una classe complicata e multietnica appunto, da sempre l’insegnante di lettere in particolare affianca la lezione vera e propria ad un tentativo di avvicinamento e conoscenza degli alunni sul piano umano, affrontando anche argomenti personali per recepire prima di tutto quale visione della vita abbia un adolescente. François ci prova assegnando alla classe un tema autoritratto: la descrizione di sé stessi, delle proprie abitudini, gusti e passatempi.
Tuttavia arriva con difficoltà un feedback soddisfacente, la barriera principale da parte degli alunni è una svogliatezza che nasconde principalmente l’insicurezza e il timore di esporsi per non essere giudicati dagli adulti e soprattutto dai compagni di scuola. La macchina da presa viene come lanciata tra botte e risposte in classe, al consiglio dei docenti, e ai colloqui con i genitori. Quest’ultimi aiutano più di ogni altra cosa a comprendere le delicatissime dinamiche alle spalle di comportamenti irrispettosi, aggressivi e di disinteresse alla scuola. Quello dell’opposizione, del conflitto, pare essere il più spontaneo atteggiamento nel passaggio all’età adulta, un trapasso fatto di barricate e trincee a prescindere, partendo da un’incomprensione di fondo del sistema. La scuola, frase trita e ritrita, svolge un ruolo cruciale, ma Cantet e Bégaudeau qui ci raccontano che ancora tante lacune sono da colmare, nel collegamento tra questa istituzione e la quotidianità di realtà difficili.
Solo l’ultimo giorno di scuola, una timida e silenziosa alunna avrà il coraggio di dire a François che non ha imparato niente.