Documentari, dossier giornalistici, cronaca dei processi, tuttavia quelli che coinvolgono la banda della Magliana sono fatti i cui precisi intrecci sono rimasti un grande mistero italiano, a dirla come Lucarelli. Mistero che si mischia a tutti quelli che principalmente tra gli anni Settanta e Ottanta hanno sopraffatto il paese attraverso un fiume di criminalità, terrorismo e malavita. La banda della Magliana è un’associazione a delinquere che prende piede progressivamente dilagando nella periferia della capitale a partire circa dalla metà degli anni Settanta , composta da un gruppo di uomini ‘autoctoni’ decisi a riconquistarsi in termini di delittuosità (sequestri,gioco d’azzardo, spaccio di droga, prostituzione) il territorio romano in balìa di famiglie e gruppi originari di altre zone celebri per la delinquenza come quelli del sud Italia. E’ da questo momento che attraverso un percorso lungo e sotterraneo prenderanno piede la corruzione e il malaffare intrecciato alla politica locale che solo pochi mesi fa è stato mediaticamente identificato come Mafia Capitale.
Mentre i fatti più recenti son stati raccontati da uno dei maestri contemporanei del poliziesco/thriller italiano Stefano Sollima con Suburra, film che abbiamo segnalato di recente su Cinefago in uscita tra pochissimo, Placido ricostruiva nel 2005, attraverso l’interpretazione di popolari attori italiani, la genesi della banda: dall’ideazione degli obiettivi, ai metodi e al declino del gruppo originario.
Con Romanzo Criminale tuttavia, che fosse o meno l’intento, si è puntato molto sull’aspetto sentimentale e patinato. Non arriva fino in fondo la sporcizia delle verità, perché attori come Kim Rossi Stuart, Stefano Accorsi, Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino, probabilmente non restituiscono a pieno un neorealismo da cui siamo stati poi successivamente abbagliati grazie al linguaggio “Gomorra” a partire dalla pellicola di Garrone fino alla serie di successo. Le storie d’amore primeggiano (Il commissario Scialoja con la prostituta Patrizia, donna del Dandy; la pura e ingenua Roberta che fa redimere il Freddo) e dato che ‘l’over acting’ nei film di genere è sempre in agguato, anche in questo caso pare richiesta un’empatia retta esclusivamente dalla restituzione di interpretazioni stereotipate di buoni e cattivi. Tuttavia rimane fino ad ora uno dei soli due film italiani che hanno provato a raccontare il fenomeno in questione, l’altro, di non particolare successo al botteghino è stato I fatti della banda della Magliana diretto da Daniele Costantini, in uscita sempre nel 2005 alcuni mesi prima ma fagocitato da Romanzo Criminale in termini di visibilità e promozione, grazie anche all’attrazione suscitata dal fatto che il film è un adattamento del romanzo del magistrato Giancarlo De Cataldo già celebre per i suoi racconti apprezzati per l’attendibilità data dall’esperienza dell’autore.