Sono 70.000, tra cui 32.000 bambini, le persone che sono state costrette a fuggire dopo che il ciclone Gati ha devastato lo stato del Puntland in Somalia. Piogge impetuose e forti venti a 115 miglia orarie hanno determinato inondazioni improvvise, causando la perdita della casa per circa 40.000 persone. Nella regione del Bari in Puntland sono ancora in corso forti piogge che stanno provocando ulteriori inondazioni, che potrebbero fare aumentare nei prossimi giorni il numero totale delle persone colpite. Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, è profondamente preoccupata per l’impatto sui bambini e sulle loro famiglie del ciclone tropicale più forte mai registrato in Somalia.
Ciclone Gati: i danni
“La maggior parte delle persone colpite proviene da famiglie di pastori, i cui mezzi di sussistenza erano già stati gravemente compromessi da siccità ricorrenti negli ultimi anni. Le loro mandrie sono diminuite, rendendo la loro situazione estremamente difficile anche prima che la tempesta si abbattesse. Molti erano già stati sfollati e avevano pochi mezzi per proteggersi da eventi meteorologici estremi come questo ciclone, e ora non hanno accesso nemmeno più basilare al rifugio. Come in tutte le crisi umanitarie, i bambini sono tra i più vulnerabili e questo ciclone ha acuito una crisi preesistente per i giovani somali” ha dichiarato Mohamoud Hassan, Direttore di Save the Children in Somalia. “Nell’ultimo anno, sciami di locuste hanno distrutto i raccolti di centinaia di fattorie e gravi inondazioni avevano già costretto migliaia di famiglie a sfollare nel sud del Paese. Come in ogni altra parte del mondo, le persone in Somalia non sono riuscite a sfuggire alla pandemia di COVID-19, che ha colpito duramente le persone più povere e vulnerabili e ha causato un’enorme perdita di mezzi di sussistenza. Save the Children ha avviato una risposta all’emergenza nelle aree più colpite, dove le persone hanno un disperato bisogno di assistenza alimentare, acqua pulita, forniture mediche e riparo” ha concluso Mohamoud Hassan