Quanto è “grande lo spreco di cibo nel mondo ed in Italia? Una classifica prova ad inquadrare i paesi che sono i più “spreconi”.
Cos’è lo spreco alimentare? Diverse definizioni
Partiamo da una semplice domanda: cos’è lo spreco alimentare? Sembra una domanda semplice eppure esistono diverse definizioni:
Secondo la definizione della Commissione Europea, lo spreco alimentare consiste nell’insieme “dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano, sono destinati ad essere eliminati o smaltiti”.
La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, fornisce invece una definizione del fenomeno che distingue tra Food Loss (letteralmente “perdita di cibo”) e Food Waste (letteralmente “spreco di cibo”). Con il primo termine si fa riferimento alla diminuzione della massa o del valore nutrizionale del cibo a causa di inefficienze nella catena di produzione, trasporto e distribuzione: si tratta quindi di prodotti perduti per eventi naturali evitabili, non raccolti a causa di inefficienze del sistema, deperiti o marciti nel trasporto a causa di mezzi inadeguati, cattiva conservazione o tempistiche protratte.
Con Food Waste si fa invece riferimento invece a uno scarto di cibo, potenzialmente idoneo al consumo e arrivato nel circuito della distribuzione.
Speco di cibo nel mondo: quanto il pianeta “butta”?
Lo spreco alimentare è uno dei più grandi problemi che il pianeta sta affrontando. Una problematica che si è amplificata sia a causa della pandemia da Covid 19 che per tanti altri fattori. Ogni anno nel mondo viene sprecato quasi 1 miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su un’economia già duramente colpita dall’emergenza Covid.
E l’Italia?
Nel report pubblicato lo scorso 5 febbraio (giornata nazionale di prevenzione di spreco alimentare), si legge che lo spreco del rapporto 2022 (riferito al 2021) è di 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: nel rapporto 2021 erano circa 529 grammi settimanali. Il dato si accentua a sud, dove si registra un + 18%, per i nuclei familiari senza figli (+ 12%) e nei centri urbani sotto 100mila abitanti. Va meglio nelle metropoli che sprecano -10% della media. E soprattutto, cosa finisce nel cestino dell’umido? Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più sprecati svetta la frutta fresca, seguita da cipolle, aglio e tuberi, pane fresco, verdure, e infine l’insalata (15%).
Possibile riutilizzo
Una domanda può nascere dopo aver letto questi dati: cosa si poteva con quel cibo? Risposta a questo quesito arriva da Coldiretti che ha voluto fare una sua stima su quanto cibo l’Italia spreca e di come si poteva riutilizzare. Una analisi che è stata pubblicata nel corso della scorsa Giornata della Terra.
Tagliando gli sprechi alimentari delle famiglie italiane sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola dei circa 3,2 milioni di poveri. Un grosso spreco alimentare se si pensa che con l’emergenza Covid molti italiani sono stati costretti a chiedere aiuto per il cibo con pacchi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case. Insomma, per Coldiretti, è stato fin troppo il cibo sprecato ma che in realtà poteva essere riutilizzato soprattutto per aiutare chi in questo momento ha difficoltà.