E’ scomparso uno degli ultimi maestri del cinema italiano. Un uomo che aveva fatto della macchina da presa la sua penna affilata per descrivere criticamente l’Italia dell’ultimo secolo a cavallo del terzo millennio
Non poteva che uscire di scena così, con l’ultimo coup de théâtre di quella sceneggiatura da Oscar che è stata la sua vita Mario Monicelli. Il grande regista si è ucciso lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato. Monicelli non ha lasciato nessun biglietto nella sua stanza a spiegazione del suo gesto. Il regista era ricoverato da solo nella stanza del reparto di urologia al quinto piano del San Giovanni dove gli era stata diagnosticata una neoplasia prostatica. Aspro, ma di quella asperità tutta toscana giocata sul filo tagliente delle parole e dei concetti mai uniformati al sentire stereotipato, una verbalità tanto parca quanto sagace ed un’infinita arte nel raccontare per immagini. Anche il momento finale l’ha giocato al di fuori di ogni convenzionalità . Un suicido all’età di novantacinque anni può suonare distonico alle orecchie di chi non lo conoscesse un po’ di più. Michele Placido nel ricordarlo ricorda come “Mario era uno che aveva insegnato a tutti il rispetto delle regole e della tolleranza e così, se qualcuno gli avesse chiesto perchè il suicidio, sicuramente avrebbe risposto: saranno pure fatti miei!” Fabio Fazio, nel corso dell’ultima puntata di Vieni via con me, ha ricordato così il regista. Nel gioco a due tra Fazio e Saviano ‘resto perchè/vado via perchè”, che chiude l’ultima puntata di Vieni via con me, c’è spazio ancora per un ricordo di Monicelli. ”Resto perchè voglio rivedere tanti film di Monicelli”, dice Fazio, che elenca tutti i titoli più celebri, da I soliti ignoti alla Grande guerra, dall’Armata Brancaleone a Speriamo che sia femmina, dal Marchese del grillo a Parenti serpenti. Vogliamo chiudere con uno stralcio di una delle ultime interviste rilasciate dal Maestro che sintetizza bene il Monicelli-pensiero sull’attualità e sul nostro Paese: “La verità è che io so’ io e voi nun siete un cazzo, è la parola di uno che sa, che ha qualcosa da fare, qualcosa da dire”… E prosegue sottolineando che: «Il guaio è che qui non c’è governo… non c’è niente qui. La verità è che l’Italia è abbandonata agli egoismi individuali… gli Italiani non sono governati, non c’è democrazia, perché non c’è certo un governo del popolo, non c’è monarchia, non c’è aristocrazia, non c’è niente…gli italiani sono pavidi, e hanno sempre voluto qualcuno che risolvesse i loro problemi, un uomo forte che li portasse da qualche parte, magari alla guerra, al crac economico, al disastro di questi giorni…”. Nessun analista politico e sociale è stato in grado di effettuare una così lucida eppure critica del momento attuale e della natura del nostro Paese…
Ciao Mario ci mancherai tanto, ma il tuo ricordo sarà più forte del dolore.
Gianni Tortoriello
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