A quasi dieici anni dalla prima ondata dello shock finanziario che nel 2008 ha colpito l’economia mondiale generando una recessione di dimensioni planetarie, l’UNICEF valuta l’impatto che la crisi ha avuto sulla protezione dei bambini nei Paesi ad alto reddito.
I dati sono contenuti nello studio “Children of Austerity: Impact of the Great Recession on Child Poverty in Rich Countries” (“I bambini dell’austerità, l’impatto della Grande Recessione sulla povertà dei bambini nei paesi ricchi”), pubblicata oggi dall’Ufficio di Ricerca Innocenti dell’UNICEF (IRC) di Firenze, in collaborazione con 16 istituti di ricerca internazionali,
Il rapporto offre un resoconto dettagliato, in una prospettivacomparativa, degli effetti della crisi e delle risposte politiche adottate dai governi di 41 Stati OCSE e dell’UE, con approfondimenti condotti da importanti accademici su 11 Paesi.
L’analisi va ben oltre le semplici medie nazionali, fornendo dati disaggregati in base a caratteristiche interne e su scala sub-nazionale.
«Un gran numero di bambini nei paesi ricchi è stato gravemente colpito dalla recessione globale, e la povertà infantile è aumentata in molti di essi rispetto ai livelli precedenti la crisi» commenta Yekaterina Chzhen dell’UNICEF Innocenti, co-curatrice del volume e autrice principale del capitolo comparativo. «Questo è il primo studio internazionale sugli effetti della crisi e della risposta dei governi, con un’enfasi esplicita sui bambini nei paesi ricchi.»
Gli undici Stati oggetto di approfondimenti sono Belgio, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Italia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Ungheria.
La maggior parte dei 41 Stati industrializzati messi a confronto ha fatto registrare dei picchi negativi, tra il periodo pre-crisi (2006-2008) e quello della recessione (2009-2014) che oscillano tra il -2 e il – 9%, del PIL. Ma 8 paesi, fra cui Irlanda, Italia e Grecia, hanno visto una riduzione addirittura a doppia cifra.
Mentre lo studio utilizza una serie di strumenti per misurare la povertà, i principali dati ricavati si riferiscono alla povertà infantile “ancorata”: quella riferita ai bambini (0-18 anni) che vivono in famiglie con un reddito – al netto di tasse e sussidi – al di sotto del 60% della media nazionale degli anni pre-crisi (2007/2008), ricalcolato per tenere conto dell’inflazione.