Qualche tempo fa parlammo, su queste pagine, della complessa situazione religiosa in Ucraina. Parlammo della presenza, in quel territorio, di due chiese ortodosse, l’una facente capo al patriarcato di Kiev, l’altra a quello di Mosca. Lo facemmo per illustrare gli sforzi ai quali papa Francesco sarebbe andato incontro nel suo impegno diplomatico per far cessare la guerra in corso. Da allora la situazione è molto cambiata e il temuto scisma della chiesa ortodossa ucraina è avvenuto.
La chiesa ortodossa ucraina e lo scisma
“Non uccidere” dice uno dei comandamenti. La chiesa cristiana ortodossa, che ha come sua guida proprio quei comandamenti, non può, dunque, sostenere la guerra e non può essere al fianco di chi la sostiene. Con questa motivazione il Consiglio del Patriarcato della Chiesa Ortodossa ucraina ha dichiarato la propria indipendenza dal Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato guidato da Onufrij Berezovskii, era l’ultima congregazione ad aver conservato il legame con Mosca dopo lo scisma del 2018 consumato in conseguenza dell’invasione della Crimea. Un atto di coerenza espresso al termine di un regolare Concilio e che non nasconde anche un certo risentimento, espresso dallo stesso Onufrij, nei confronti di Kirill il quale non solo non ha condannato ma addirittura appoggiato la guerra di Putin contro i suoi fratelli. Era da tempo che, denunciano dall’Ucraina, i contatti con la chiesa di Mosca erano diventati radi e difficili. Durante il concilio, il Consiglio ha lanciato un appello a Russia e Ucraina perché riprendano gli sforzi negoziali e si ponga fine alle ostilità.
L’eresia di Kirill
Il patriarcato di Mosca, dal canto suo, ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna comunicazione ufficiale riguardo alle decisioni della chiesa ucraina. Ha aggiunto poi che, se tali notizie fossero vere, la chiesa ucraina sarebbe vittima di pressioni esterne. Parole che potrebbero tradire un tentativo mal riuscito di nascondere il proprio risentimento mentre la chiesa ortodossa ucraina va avanti per la sua strada. 400 sacerdoti della Chiesa ucraina che era sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca hanno, infatti, richiesto la condanna per eresia per Kirill al Consiglio dei Primati delle Chiese Antiche Orientali, che rappresenta la più alta ‘corte’ dell’ortodossia mondiale.
Orizzonti di pace
Ora che questa ultima costola di Mosca è diventata acefala bisognerà vedere se rimarrà una chiesa autonoma o confluirà nella Chiesa Ortodossa Ucraina. Ad ogni modo sembra chiaro ora chi sono gli interlocutori con i quali instaurare colloqui di pace. La Chiesa, che sia rappresentata dal Vaticano o dall’ortodossia, sembra al momento l’unica istituzione valida a intraprendere negoziati di pace. Negoziati che, per il punto al quale siamo giunti, sembrano sempre più difficili e la pace sempre più lontana.
In copertina foto di Richard Mcall da Pixabay