Tommaso Primo si è presentato sulla scena musicale napoletana e italiana nel 2013 con “Gioia”, “Posillipo interno 3” (canzone che ha dato il nome al primo EP) e su youtube i video delle sue canzoni sono stati visualizzati da centinaia di migliaia di utenti. Il giovane cantautore di Marechiaro, ventisei anni il prossimo 17 giugno, sta ottenendo sempre di più il favore del pubblico, componendo con la sua chitarra melodie semplici, orecchiabili ma al contempo profonde per il sentimento di base e impreziosite da testi per nulla banali che potranno un giorno diventare strofe memorabili. A due mesi dall’uscita del primo album “Fate, sirene e samurai”, lo abbiamo intervistato nello stupendo scenario di Posillipo.
Il giovane Tommaso con il gruppo La Maschera, con il quale condivide l’etichetta, è in testa nella classifica di Spotify. Già da qualche anno i Foja hanno ottenuto un buon successo e sono anche legati da una grande amicizia e stima reciproca. Si può forse dire che a Napoli si è rigenerato un Napolitan Power.
«C’è un nuovo movimento – afferma Tommaso – ma con delle differenze rispetto a quello di trent’anni fa (i tempi degli esordi di Pino Daniele e la sua band, ndr). Innanzitutto quella era una Napoli che veniva dal popolo e urlava contro i poteri forti, la nostra è di un’estrazione sociale un po’ diversa e veniamo da un ventennio di mala politica che ha un distrutto la cultura non solo musicale. Noi veniamo anche da un grido di protesta contro tutto ciò che ci propina la televisione. A differenza di allora c’è una Napoli che può esprimersi in tutti i generi musicali: c’è chi ad esempio chi fa rap ma anche i neomelodici sono un’espressione musicale, se fanno della musica pensata. Colgo l’occasione per ringraziare Dario Sansone dei Foja al quale devo tantissimo. Dario è un po’ come un fratello maggiore e gli voglio un gran bene. Anche i ragazzi de La Maschera sono davvero speciali».
Essendo composto solo da sei canzoni, “Posillipo interno 3” è un EP mentre “Fate, sirene e samurai” è ufficialmente il primo album. Spiegaci il nome.
«Sono le tre anime del disco. Le fate rappresentano il Brasile e la musica tropicale, Caetano Venoso. Le sirene invece Napoli, Parthenope, e i samurai i cartoni animati giapponesi che vedo dalla mattina alla sera e che hanno contribuito alla mia formazione».
A proposito di formazione, qual è la musica e quali sono gli autori che hanno contribuito alla tua crescita e cultura musicale?
«Tutto, io ho ascoltato e ascolto tutto, anche i neomelodici e ho tante influenze. Sono cresciuto con mia madre che nella stanza accanto ascoltava Caetano Veloso e James Taylor mentre mio fratello nell’altra stanza i neomelodici».
Le tue canzoni sono allegre e hanno una melodia vivace. Rappresentano il tuo stato d’animo di quando le hai scritte o è un caso? Scrivi solo quando sei allegro?
«Penso di essere uno dei pochi artisti che riesce a scrivere solo quando è sereno, la sofferenza non mi piace, non mi fa scrivere. Io nelle canzoni cerco sempre di scappare un po’ dalla realtà». Realtà, però che Tommaso guarda e giudica. Il primo EP “Posillipo interno 3” lo definisce, con grande maturità, «una critica alla plastica nel mio quartiere “benestante”, Posillipo. Anche questo è un quartiere difficile perché c’è una difficoltà di valori e quando la plastica prende il sopravvento e invade le coscienze non si riconosce più ciò che è la bellezza. Non c’è più un’educazione alla bellezza».
Difficilmente quindi ascolteremo tua canzoni in tonalità minore.
«Hai ragione, non ho mai scritto in tonalità minore (ride, ndr)».
Come ti vedi tra qualche anno, cantautore ancora di fate, sirene, cioè di una bellezza astratta, fantastica, o più vicino a una canzone “neorealista”?
«Non starò mai con i piedi per terra, questo è sicuro perché non appartiene al mio modo di essere. Ma la mia musica è fantastica fino a un certo punto perché se il fantastico diventa realtà, la cosa non è più favolistica».