Si sapeva, lo sapevamo tutti, l’aveva detto e l’aveva ribadito. Da oggi Giorgio Napolitano è il Presidente dimissionario e Pietro Grasso, seconda carica istituzionale dello Stato lo sostituirà nelle more dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Posto che tutto vada liscio e non si sia costretti ad assistere a minuetti più che sperimentati dalla politica dello stivale.
No, non sono i nomi o il toto-nomi, come si dice in gergo, che ci appassiona ma i ‘ragionamenti’ che dovrebbero preludere e portare all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale si.
Ironia della sorte, non più di due giorni fa la televisione di stato mandava in onda proprio uno speciale curato da Alberto Angela sulla storia del Palazzo del Colle con la storiografia completa e “l’albero genealogico” degli inquilini dai Papi al dimissionario Presidente odierno; certo a ricordarlo ora sembra di aver assistito ad un “coccodrillo” filmato sui generis.
Dunque, quello che si doveva compiere si è compiuto e un ormai consunto (parole sue) Napolitano ha annunciato che era giunto il momento di ritornare a casa, anche e soprattutto per l’età incipiente che sicuramente non gli dava più la possibilità di dedicarsi come avrebbe voluto agli affari di Stato.
Si, Giorgio Napolitano è stato nel mirino di parte della politica negli ultimi anni in maniera anche serrata con critiche a volte impietose ed emesse non sempre in maniera del tutto educata, ma è indubitabile che i due anni suppletivi al precedente settennato realizzati dopo la burrascosa riconferma, anzi ‘richiamata’, sono stati un vero calvario politico-istituzionale.
Aveva detto che ritornava ma sarebbe andato via al compiersi della riforma elettorale e delle altre riforme strutturali che l’Europa ci chiedeva. Possiamo dire che queste condizioni si siano realizzate?
Che Italia lascia Giorgio Napolitano? Sicuramente un’Italia più povera di quando ha iniziato il suo primo mandato. Più povera non solo in senso economico, e infatti c’è la crisi diranno alcuni, ma sicuramente più povera politicamente, istituzionalmente e socialmente.
Questo è un Paese che ha fatto passi indietro su tutti i piani: perennemente indebitato e con il cappio europeo al collo; con un sistema industriale che sembra uscito da un sisma del decimo grado della scala Mercalli, con tassi di disoccupazione da dare vertigini e capogiri anche al buon Messner, con una classe politica inetta, con una classe imprenditoriale imbelle ed un popolo sempre più allo sbando e rintanato a guardarsi continuamente le spalle per rendersi conto di non essere finito alla fine della scala sociale, con un crescente sentimento di odio e diffidenza contro qualsiasi diversità e contro colorazioni della pelle che sembra possano significare in ogni momento portatrici di chissà quale olocausto, pestilenza e terrore.
No, non lascia un Bel Paese Napolitano al suo successore. No, davvero!
Ora cosa succederà? Chi succederà? Assisteremo nuovamente al giochino del tutti contro tutti in Palamento? Ci dovremo godere nuovi impallinamenti di “piccioni” ogni giorno? Chi la spunterà?
Ripetiamo, i nomi non c’interessano. Chi scrive è sempre stato critico con il Presidente dimissionario – dai tempi della sua militanza quale esponente dell’ala destra del defunto PCI – ma non vorremmo domani dover rimpiangere “Re Giorgio” visto che qualcuno va cianciando di tipologie di Presidenti e modelli istituzionali che non ci piacciono e crediamo essere molto pericolosi.
E’ chiaro che nella mente di qualcuno dalle parti di Palazzo Chigi si profili la voglia (alla luce del famoso patto-nazareno) di un Presidente ‘smart’. Se abbiamo un presidente del Consiglio forte, meglio avere un Presidente della Repubblica più flessibile no?
Invece no, siamo proprio dell’avviso contrario: nelle Istituzioni, nella massima Istituzione Italiana non ci vuole un mezzo-presidente ma un uomo forte, di carisma e capace di una seria azione politica che non sia subalterna a nessun’altra carica. Il gioco del bilanciamento dei poteri previsto in Costituzione non-si-deve-toccare!!!
Buona elezione a tutti.