Boko, in lingua Hausa, significa “educazione occidentale”; Haram, in arabo, indica un divieto. Nigeria, anno 2002, nasce la formazione islamica Boko Haram. Il suo fondatore è il religioso nigeriano Ustaz Mohammed Yusuf. L’intento iniziale di Boko Haram è quello di instaurare la shar’ia – la legge di Dio – nel Borno, uno dei 36 stati della Repubblica Federale della Nigeria situato nel nord-est del paese.L’occidentalizzazione e la corruzione del governo nigeriano sono ritenute cause di indebolimento religioso e culturale. Nella sua lettura dell’Islam, Boko Haram non riserva aperture alle interferenze culturali occidentali, dimostrandosi pronta a contrastare il fenomeno con ogni mezzo.
Boko Haram diventa presto nota per i violenti attacchi a cristiani e chiese, scuole e simboli governativi, ma anche moschee e musulmani di correnti diverse che criticano l’operato del gruppo. Dal punto di vista internazionale la formazione acquista rilevanza tra il 26 e 27 luglio 2009, quando ingaggia un violento scontro armato con le forze di sicurezza nigeriane. Il bilancio finale è di oltre 700 morti. Tra questi c’è anche Yusuf, il fondatore di Boko Haram; al suo posto subentra l’attuale leader del gruppo, Abubakar Shekau. Ad oggi il bilancio delle morti legate all’attività del gruppo sfiora le 10mila unità.
Sebbene Shekau sia riconosciuto come riferimento di Boko Haram, la struttura cellulare del gruppo non è di facile lettura. I tentativi di contrasto da parte del governo nigeriano, come la dichiarazione dello stato di emergenza in Borno, Yobe ed Adamawa durante il maggio 2013, hanno avuto risultati contenuti. I militanti di Boko Haram si sono spinti molto oltre Maiduguri, città quartier generale del gruppo, concentrandosi anche lungo il confine con il Camerun. In questa regione villaggi, persone e proprietà sono state attaccate per scoraggiare ipotetiche collaborazioni con le forze di sicurezza.
Alla base di Boko Haram non c’è solo la ferrea opposizione nei confronti dell’Occidente. Il gruppo trae linfa anche dalle disperate condizioni di povertà nelle quali versano ampie zone del Paese. Secondo gli analisti un efficace contrasto non può avvalersi solo della forza, ma deve prevedere un piano di investimenti in termini di educazione, infrastrutture e possibilità. Le critiche condizioni del nord del paese, infatti, contrastano con un sud più sviluppato, delineando una realtà con il più alto tasso di disuguaglianza al mondo.