Il Tar Lombardia dichiara illegittimo il diniego all’istanza del cittadino che da ex extra-Ue è diventato italiano e si fa chiamare abitualmente “Emilioâ€
Tutti lo chiamano Emilio da quando sta in Italia. Ed il nome di nascita Erzen non gli va più bene specie da quando ha acquisito il passaporto italiano a seguito del matrimonio con una nostra connazionale. Quello che apparentemente sembrerebbe un diritto, il cambio del nome in uno italiano, ossia quello con cui amici e colleghi lo chiamano da sempre gli viene negato dal prefetto. Ma il Tar Lombardia con una sentenza importante, la 2899/13 ritiene illegittimo il diniego dell’autorità amministrativa ritenendo l’esigenza di integrazione nella comunità italiana dell’ormai ex cittadino extracomunitario superiore all’interesse pubblico alla stabilità del nome. Nel caso di specie, i giudici amministrativi hanno annullato il provvedimento dell’ufficio territoriale del Governo. La vicenda nasce dal fatto che il cittadino d’origine albanese è costretto a varcare il confine italo-svizzero per lavoro, ma il suo nome straniero sui documenti attira l’attenzione dei doganieri che lo sottopongono spesso ad accurati controlli, creandogli situazioni di «lacerante vergogna». Anche per tutelare il figlio di sei anni il lavoratore si rivolge al prefetto, che ora dovrà dargli ragione: siccome l’ex cittadino extracomunitario vive e lavora da anni nel nostro Paese, chiamarsi ufficialmente “Emilio†come tutti già lo conoscono lo aiuterà a integrarsi ancora di più nella collettività italiana. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti†una storia su cui la Giustizia ha posto un lieto fine, ma anche un precedente che apre la possibilità a tanti cittadini d’origine straniera perfettamente integrati che aspirano anche a cambiare il proprio nome dato alla nascita.