Le persone ingenue e sprovvedute sono generalmente meno capaci di riconoscere le fake news e, insieme agli adulti diffidenti, risultano più inclini ai pensieri cospirazionisti e alle esitazioni nei confronti dei vaccini. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’University College di Londra e pubblicato sulla rivista Plos Global Public Health.
Lo studio e il ruolo della fiducia epistemica
Il team di ricerca, guidato da Michal Tanzer, ha analizzato il profilo degli utenti maggiormente predisposti a credere alle fake news e alle teorie del complotto. Gli esperti spiegano che la fiducia epistemica rappresenta la prontezza a considerare la conoscenza comunicata da altri come significativa, rilevante per sé stessi e applicabile ad altri contesti. Tuttavia, un’interruzione di questa capacità può compromettere il meccanismo che consente un controllo e un aggiornamento rapido ed efficace della conoscenza sociale, con potenziali effetti negativi sul benessere psicologico.
L’impatto delle interruzioni della fiducia epistemica
I ricercatori hanno esplorato come la vulnerabilità derivante dalle interruzioni della fiducia epistemica influenzi la resilienza psicologica, i processi interpersonali e, in senso più ampio, il funzionamento sociale. In particolare, sono stati condotti due studi per indagare il ruolo della fiducia epistemica nel riconoscere le notizie false e la suscettibilità al pensiero cospirazionista.
Sfiducia e credulità: i due tipi di interruzione
Il gruppo di ricerca ha individuato due diverse tipologie di interruzione epistemica:
- La sfiducia, che si manifesta come tendenza a rifiutare o evitare qualsiasi comunicazione.
- La credulità, caratterizzata dalla mancanza di discriminazione nel ricevere informazioni, rendendo il destinatario vulnerabile alle fake news.
I partecipanti e i risultati
In totale, 705 e 502 adulti residenti nel Regno Unito hanno partecipato allo studio compilando questionari online. I risultati hanno evidenziato che gli individui con elevata credulità faticavano maggiormente a distinguere tra notizie vere e false e risultavano più propensi a credere alle fake news. Inoltre, sia la sfiducia sia la credulità si sono rivelate fattori chiave nel collegamento tra esposizione ad avversità infantili e difficoltà nel discernere la veridicità delle informazioni, anche se gli effetti osservati erano di dimensioni limitate.
Limiti dello studio e implicazioni future
I ricercatori sottolineano che, dato il disegno dello studio, non è stato possibile determinare relazioni causali. Tuttavia, i dati suggeriscono che efficaci interventi di salute pubblica potrebbero dover affrontare direttamente la sfiducia e la credulità per migliorare la capacità di distinguere tra notizie vere e false.
Prospettive per studi futuri
Saranno necessari ulteriori approfondimenti per verificare se i risultati ottenuti siano applicabili in altri contesti. “Abbiamo cercato di esplorare i processi socio-cognitivi associati a due dei problemi più urgenti della salute pubblica globale nell’era digitale contemporanea”, concludono gli autori. “La diffusione di fake news e il declino della fiducia collettiva nelle fonti di informazione richiedono un’analisi approfondita dei meccanismi psicologici che influenzano le risposte individuali alle informazioni pubbliche”.