A Chernobyl i lupi sono i nuovi animali mutanti. Uno studio condotto da ricercatori americani ha evidenziato un’importante mutazione genetica in questi canidi che li rende più forti. I risultati preliminari della ricerca non sono stati ancora pubblicati poiché necessitano di ulteriori studi sul campo al momento impossibili. Se tali risultati fossero confermati, si potrebbero aprire nuove importanti strade per cure oncologiche per l’uomo.
La Zona di Esclusione Chernobyl
Dopo l’esplosione del 26 aprile 1986 del reattore 4 nella centrale di Cheronbyl, in Ucraina, la cittadina fu evacuata: andarono via circa 100.000 persone. Nacque quindi la zona di esclusione di Chernobyl (CEZ): un’area di oltre 1.000 miglia quadrate intorno alla centrale nucleare istituita per tenere le persone lontane dalle radiazioni provocate dall’esplosione. Un invito non raccolto, per ovvi motivi, dalla fauna locale, alci, caprioli, cervi, cinghiali e lupi, che proprio in questa zona, forte dell’assenza di attività antropica, ha iniziato a svilupparsi.
Nel 2014, un gruppo di studiosi dell’Università di Princeton, New Jersey, guidato dalla biologa evolutiva ed ecotossicologa, dottoressa Cara Love, si è recato della CEZ per monitorare la reazione alle radiazioni degli animali presenti. Gli studiosi hanno messo al collo dei lupi presenti nella CEZ dei collari per ricevere in tempo reale la posizione dei lupi e la loro esposizione alle radiazioni. Hanno, inoltre, prelevato campioni di sangue per valutare l’esposizione degli animali alle reazioni cancerogene. I dati raccolti dal monitoraggio sono stati davvero stupefacenti.
I lupi nuovi animali mutanti di Chernobyl
I lupi che abitano nella CEZ sono esposti a 11,28 millirem di radiazioni al giorno. Parliamo di una quantità che supera sei volte il limite di sicurezza legale stabilito per un essere umano. Le rilevazioni hanno evidenziato che il sistema immunitario dei lupi è alterato, presenta similitudini con quello dei pazienti oncologici che sono stati sottoposti alla radioterapia. Questa caratteristica insieme ad altre informazioni genetiche suggeriscono una particolare resilienza dei lupi all’aumento del rischio di cancro.
Lo studio ha così identificato mutazioni che in qualche modo aumentano le possibilità di sopravvivere al cancro. Un metodo in controtendenza se si pensa a tutti quegli studi che invece tendono a scoprire le mutazioni che aumentano il rischio di cancro.
In attesa di nuovi riscontri
I risultati della ricerca non sono stati pubblicati. Sono stati presentati dalla stessa dottoressa Love in occasione della riunione annuale della Society of Integrative and Comparative Biology a Seattle, Washington, il mese scorso. Risultati che hanno bisogno di essere confermati da nuove rilevazioni che il team non ha potuto eseguire. Negli ultimi anni, infatti, la pandemia prima e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia poi, hanno reso impossibile recarsi nuovamente a Chernobyl per completare gli studi.
In copertina foto di Andrea Bohl da Pixabay