Negli ultimi anni sembra che nel nostro paese l’attenzione generale alle tematiche sociali stia prendendo sempre più piede. La gente vuole essere informata e desidera contribuire attivamente ad iniziative che inneschino un circuito virtuoso orientato all’integrazione, alla fruibilità dei servizi, al benessere, alla tutela ambientale, alla formazione e all’abbattimento delle barriere. Ed è proprio su quest’ultimo punto che l’estroso chef Rubio in collaborazione con Aran Cucine e l’Istituto Statale Sordi?di Roma (ISSR) ha realizzato un progetto che mira, attraverso il cibo, a superare le barriere della disabilità, ad avvicinare culture e persone, a confrontarsi su temi importanti in un ambiente accogliente e familiare come quello della cucina di casa. Dall’11 settembre infatti è partita la terza serie web di video ricette “Cucina in tutti i sensi” ideata dallo chef Rubio e ospitata dallo store Aran 2A Cucine di via Gregorio VII a Roma che quest’anno ha avuto come ospite d’onore Oney Tapia, campione paralimpico italo-cubano, medaglia d’oro agli Europei di Grosseto nel lancio del disco per non vedenti e vincitore di Ballando con le Stelle.
Durante il cooking show dello chef Rubio, che ha illustrato al suo pubblico la preparazione di una Tempura di verdure, un tipico piatto giapponese, abbiamo incontrato Carla Simotti Rocchi, la responsabile dello Store per farci raccontare la storia di questa collaborazione particolare con lo chef Rubio .
[Carla Simotti Rocchi nella foto a sinistra]
E’ la prima volta che nel vostro store si organizza un evento improntato al sociale?
– Si, è la prima volta che organizzo un evento del genere nel mio negozio. Sono molto emozionata e vedo che sta riuscendo perfettamente. Inoltre volevo fare un evento un po’ diverso da quello del solito chef in cucina. L’idea mi ha subito catturata.
Com’è nato questo felicissimo connubio con lo chef Rubio?
– In realtà è stato un caso. Conoscevamo già lo chef Rubio per altre vie, poi quando abbiamo saputo che era alla ricerca di un set per le sue video ricette, ci siamo subito appassionati all’idea e ci siamo proposti. Lui ci ha scelti immediatamente.
In occasione del cooking show con lo chef Rubio avete dovuto stravolgere di molto l’allestimento del vostro store?
– Si. Abbiamo innanzitutto spostato la cucina verso la vetrata del negozio in modo da permettere anche al pubblico fuori di apprezzare le performance dello chef. Inoltre abbiamo creato uno spazio più ampio di fronte al banco da lavoro in modo da dare la possibilità alle persone della comunità di sorde di posizionarsi in prima fila per poter leggere il suo labiale. La cucina poi, doveva essere abbastanza spaziosa perché oltre allo chef Rubio, dietro al piano da lavoro si muove Debora Donadio coach LIS e la sua traduttrice Rosa.
Lo chef Rubio ha parlato di altri progetti futuri sempre improntati al sociale, voi parteciperete?
– Assolutamente si, anche perché il nostro obiettivo è comunque quello di diversificarci un po’ da quella che è la strada commerciale. Gli argomenti ci interessano e vogliano associare il nostro marchio a cose belle, a persone belle. Abbiamo avuto ospiti persone ipovedenti e vogliamo continuare su questa strada.
Mentre ringraziamo Carla per la chiacchierata, notiamo che lo chef Rubio ha terminato la performance e si accinge a far assaggiare la sua Tempura di verdure al pubblico. Ci avviciniamo a Debora Donadio attrice e coach della Lingua Italiana? dei Segni (LIS) per una breve intervista. Ci accoglie con un largo sorriso e comincio subito ad affrontare con lei un argomento spinoso.
[Debora Donadio nella foto al centro]
Nell’avvicinare la società al tema della disabilità, avete riscontrato una maggiore apertura da parte delle istituzioni o dei privati?
– Le istituzioni sono troppe burocratiche, non è mancanza di volontà nell’accogliere le nostre richieste, è che sono troppo lente nel rispondere. Inoltre, con un privato è più facile ottenere risultati perché ci si incontra, ci si vede, si ha un contatto. Con le istituzioni questo non avviene.
E il pubblico? Che sensazione hai al termine di un evento come questo? Pensi che le persone stiano diventando sensibili a tematiche di questo tipo?
– La difficoltà è trovare persone con una mente aperta, che ci guardino non come persone che non hanno l’udito, ma come persone. Questo tipo di evento mi rende felice perché noto che la gente si avvicina a noi con interesse e dopo l’evento quella curiosità iniziale, quasi distacco nei nostri confronti sparisce, diventiamo intimi e questa cosa mi piace. Non mi piace invece quando le persone cercano di comunicare con me in maniera pietosa; ecco credo che sia questo sia il grande limite che bisogna assolutamente superare.
Sono pienamente d’accordo con lei. Annuisco a tutte le sue affermazioni. Nel frattempo vedo lo chef Rubio che sia aggira tra le cucine Aran, forse in cerca di una sedia libera. Ringrazio e saluto Debora, poi mi dirigo verso di lui. E’ stanco e provo a fargli giusto un paio di domande al volo.
Il tuo percorso di chef sarà sempre legato, a progetti improntati al sociale oppure pensi prima o poi di staccartene e seguire una strada meno “impegnata” come quella di molti tuoi colleghi?
No, per me è questa la normalità. Non ho mai pensato ad una strada diversa. Tante persone mi seguono e quindi significa che sto sulla strada giusta.
Come ti sei avvicinato al mondo della disabilità? La sensibilità che hai nell’affrontare questo mondo è legata al fatto che hai amici o parenti in condizioni difficili?
– No, assolutamente no. E’ una cosa che sento e che ho sempre sentito. Inoltre penso che il lavoro che sto facendo sia importante perché il giorno in cui ritornerò ad essere il signor nessuno almeno avrò fatto qualcosa per loro, ho dato voce ai loro bisogni.