La domanda che ci attanaglia è: “che c’azzecca”il 2 giugno con il terremoto? ” Come al solito in Italia il pro e il contro su qualcosa finiscono per prendersi completamente il campo della discussione al punto che il quid su cui si discute si perde e la discussione fiisce per essere solo autoreferenziale e ripiegata su se stessa
Il 2 giugno 1946 un referendum sanciva la nascita della Repubblica Italiana e decretava la fine della monarchia sabauda ed il suo allontanamento dal suolo nazionale. Di lì a qualche tempo, un paio d’anni, vedeva la luce anche la nostra Carta Costituzionale che è e resta, non a nostro giudizio ma di quello dei maggiori esperti di diritto costituzionale comparato, una delle migliori d’europa (almeno nella sua “Parte I” dove vengono enuciati i diritti fondamentali dei cittadini e i criteri fondanti del nuovo Stato Italiano). Tutto ciò non per inutile pedanteria semiscolastica ma semplicemente perchè crediamo sia premessa fondamentale ed antefatto di quanto oggi si può vedere e leggere sulla giornata odierna. Siamo in un periodo di difficoltà atroci per tutti, e anche di contingenze amarissime assolutamente fuori dal normale. La domanda che ci poniamo, però,  è : essere democraticamente contro una manifestazione istituzionale, inutile in questo momento, perchè diventa poi un momento per stracciare le proprie radici? La Francia avrebbe mai deciso di celare il 14 luglio? Gli Stati Uniti si sono mai dimenticai il 4 luglio? Perchè in Italia, invece, sembra che ci si debba vergognare di quanto epicamente fu scelto a metà del secolo scorso? E’ pleonastico che l’Italia di oggi non ci piaccia e vogliamo avere modo di dimostrarlo in ogni sede. Siamo d’accordo che le “parate” non servono a nulla e che sono un ulteriore spreco di risorse pubbliche, oltremodo scarse. Rivendichiamo, però, la necessità di ricordare il 2 giugno come momento fiondante del nostro Paese al pari del 25 aprile. L’Italia risorta dalle ceneri del fascismo e che si erge Repubblica democratica e parlamentare a seguito di un ventennio di tirannia ed efferratezze inenarrabili non può essere sottoposta a nessun veto della memoria.  Tutti dobbiamo recitare il nostro misero mea culpa per aver delegato le sorti di questa Repubblica a figuri politici – e non solo – quali quelli attuali, ma questo poco c’entra con la storia, questa è cronaca semmai. La domanda che ci attanaglia è: “che c’azzecca”il 2 giugno con il terremoto? ” Come al solito in Italia il pro e il contro su qualcosa finiscono per prendersi completamente il campo della discussione al punto che il quid su cui si discute si perde e la discussione fiisce per essere solo autoreferenziale e ripiegata su se stessa. Il 2 giugno ci sembra degno di essere ricordato. Parate, passerelle e libagioni non hanno nessun senso, ma non ora per le contingenze attuali: sempre. Perchè non attivare momenti di presa di presa di coscienza collettiva su cosa abbia significato quel 2 giugno 1946, su cosa abbia significato  gli italiani passare da sudditi ad essere cittadini? Crediamo che questo, oggi, ancora molti non l’abbiamo ben compreso.
Gianni Tortoriello