A Napoli, un’altra straordinaria mostra. Questa volta non in un museo ma all’interno della magnifica Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta – Lapis Museum di Napoli (al centro storico- via piazzetta Pietrasanta, 17) dal 15 Febbraio al 30 Giugno 2019. E’ quella di Marc Chagall per la prima volta a Napoli che si titola : “SOGNO D’AMORE”.
“La sua pittura è favola, ma la favola è un problema”. Così principia G.C. Argan al capitolo dedicato a Marc Chagall, (1887-1985).
Perché?
Perché il suo scioccante nuovo linguaggio, la sua tramestante espressività, contrastavano con la società contemporanea, uscita da una rivoluzione tecnologica, poi diventata anche ideologica, era convinta di essere matura per affrontare qualsiasi ogni altro sovvertimento. S’era sbagliata proprio di grosso con Chagall!
La favola è in stretta relazione con la morale, la cultura, i nuovi comportamenti e .le nuove scienze sociali pongono sempre la stessa domanda; …perché quella cosa accade?
Perché costui, questo russo adottato da Parigi, questo populista (…è presente in Russia durante la prima guerra mondiale e la rivoluzione di ottobre) scassa tutto! Perché mette una mucca su un tetto e fa volare donne scomposte, come Osiride e i maghi del cosmo? Perché tutto in un cielo nero o in azzurro smeraldo?
Bisognerebbe rispondere: “per il popolo!”
Ma come?! Un’arte che passa attraverso la corrente dei ricordi, i forti vitali sentimenti, il folclore, saghe, racconti e suoni popolari della sua infanzia e si libra libero nel “ cielo infinito”, è pensata per l’enorme ignorante massa di bolscevichi miseri e affamati??
L’arte gli pone avanti due strade: fare pittura come ricerca poetica d’una esperienza dei sensi o calarsi nelle profondità della psiche?
Sceglie entrambi, restando solo! Egli rimane accanto alla sensorialità perché resta la più attigua alla psiche. D’accordo, ma che c’entra il popolo??
I colori sono le parole dell’inconscio ma anche le parole più semplici per la gente comune. Deve raccontare loro, la profonda realtà dell’anima, dei sentimenti e, per farlo, deve trasformare la secolare tecnica rappresentativa. Deve trasporre le parole in immagini utilizzando persone, colori delle fiabe. Creare atmosfere misteriose, originare i requisiti ermetici delle antiche leggende, narrazioni illogiche e incredibili!
L’arte, si è sempre riprodotta secondo una struttura razionale ma, ora deve affascinare masse e il messaggio immaginale deve essere fortemente visivo e assurdo!
Sovverte, così, anche l’ “arte aulica” assegnata ad una elite, diiniziati, piegando l’ordine della Ragione, al paradosso e all’insensatezza sottraendola alla aristocrazia e intellettuali da salotto.
Da questa esperienza trae anche una simbologia cosmica della totalità del mondo.
Quindi smonta tutto, elimina le prospettive, sfascia corpi e mozza teste, destruttura i cielo e rompe le tradizionali geometrie della realismo oggettivo. Il cielo ha strani bagliori e le figure sono esseri ultraterreni come segni astrologici. E’ irrealismo puro.
Sono i personaggi di uno spettacolo teatrale, un linguaggio che il popolo comprende bene. E’ quello marionettistico delle strade, quello del “teatro di figura” della tradizione napoletana, quello futurista di Cangiullo.
Ecco perché due innamorati o sposi sono senza testa perché, per amore, è possibile perderla! Ci sentiamo sollevati in alto in un altro spazio. La gente comune “vede come parla e vede quello che dice”.
Al “sogno “ bisognerebbe aggiungere la parola “cabala” ed è qui che Napoli poteva incontrarsi col maestro!
Aveva progettato di raggiungere Napoli, Capri o Sorrento, ed unirsi alla colonia russa di suoi amici e bagnarsi nella luce abbacinante dei suoi irrefrenabili azzurri. Credo che l’abbia visitata in sogno.