Il prossimo ottobre, in concomitanza con il Semestre di Presidenza Estone dell’Unione Europea, l’Eesti Kunstimuuseum (Museo Estone d’Arte di Tallinn) e l’Ambasciata dell’Estonia in Italia promuovono, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la prima ampia retrospettiva italiana su Konrad Mägi (1878 – 1925), uno dei maggiori artisti del Novecento estone.
Per il pubblico italiano Mägi sarà una clamorosa scoperta perché questo artista, singolare per vicende personali e per la sua pittura, è certamente tra i protagonisti dell’arte europea nel fatidico ventennio intorno alla prima guerra mondiale.
Perché questa ricerca? “Perché, spiega Celia Kuningas-Saagpakk, Ambasciatore della Repubblica Estone in Italia, siamo convinti che in qualche casa privata di Capri ci siano ancora opere del nostro artista. Magari ignorate e abbandonate“.
Il Museo Nazionale sta catalogando tutte le opere di Mägi ed è perciò interessato a far riemergere questo patrimonio. Le tele ovviamente resteranno nelle mani dei possessori. Ciò che questa “caccia al tesoro” si pone come obiettivo è di poterle conoscere e, se necessitano di cure, poterle restaurare. Il restauro sarà naturalmente a totale carico dell’Estonia che, in cambio, potrebbe chiedere di prestarle alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma per essere inserite nella grande mostra di ottobre.
Chi avesse una tela di Magi è invitato a segnalarne la presenza all’Ambasciata Estone a Roma, inviando anche una immagine sull’email embassy.rome@mfa.ee (tel. 06 844 075 10). Gli esperti del Museo di Tallinn studieranno l’?immagine e la eventuale documentazione e, se ne riconosceranno la paternità al maestro, provvederanno, se necessario, ad assicurarne la conservazione.
Si calcola che Konrad Mägi in tutta la sua vita abbia realizzato circa 400 dipinti, ma ad essere noti sono appena la metà. Da qui l’esigenza di far emergere e documentare i suoi lavori ancora sconosciuti.
A contribuire alla “scomparsa” di molti dipinti sono state anche le vicende storiche dell’Estonia. Negli anni ’20 e ’30, l’arte di Mägi aveva assunto un ruolo di riferimento per la pittura estone. Per questo durante la Seconda Guerra Mondiale, prima i comandi tedeschi e poi le forze di occupazione sovietiche ordinarono la rimozione di ogni sua opera dai musei, avviando una campagna di denigrazione dell?artista e della sua arte.
Sino alla seconda metà degli anni ’50, l’esposizione pubblica e ogni approfondimento sull’arte di Konrad Mägi erano proibite.
La messa al bando si stemperò alla fine degli anni ?50 e solo nel 1978, in occasione del Centenario della nascita dell’artista, venne completamente riabilitato. In parallelo ha cominciato a prendere corpo la percezione dell’importanza europea, e non solo estone, dell?artista, come la mostra alla Galleria Nazionale confermerà.
Tra il 1921 e il 1922, Mägi venne in Italia, con brevi ma artisticamente intensi soggiorni a Roma, Venezia e, appunto, Capri.
Nella primavera del 1922, Mägi raggiunse l’isola. “Fortunatamente arrivati a Capri, l’isola è divina”, annota.
Vi rimase appena 40 giorni, pochi ma sufficienti per esserne profondamente conquistato. Tanto che sentì, per lungo tempo anche dopo averla lasciata, l’urgenza di fissarne colori e atmosfere nelle sue tele.
A affascinarlo, lui uomo del Baltico, erano soprattutto le immagini di Capri di notte o al crepuscolo, con cieli che trascolorano nelle differenti sfumature di blu.
L’isola sembrava avere a meglio sulla quotidiana inquietudine, sull?eterno male di vivere del pittore.
Nei dipinti capresi si respira la pace. Sono opere che confermano quanto il pittore scriveva nelle sue lettere agli amici: qui egli era felice, in armonia con il mondo. Non l’ottava per cercare un mondo parallelo, ma voleva solo trasporre nelle sue tele la bellezza e la serenità di questo mondo, già perfetto.
Tuttavia, anche in questi dipinti, ancora traspare il forse involontario persistere di un “altro livello”: c’è un mistero nelle raffigurazioni di Capri, così come in quelle di Roma e di Venezia. Il mistero traspare nell’atmosfera dominata dal blu scuro, ma anche da piccoli dettagli. A ben osservare le tele di Capri, vi si ritrovano di finestre nere o porte che non conducono da nessuna parte o attraverso cui non possiamo vedere.
Ma sarà l’auspicata “emersione” di opere dei momenti italiani a rendere finalmente possibile un esame approfondito di questa magnifica produzione dell?artista. E la grande mostra romana può offrire il palcoscenico ideale per mostrare la magica grandezza di questo artista europeo.