Continua infaticabile la caccia a Planet X, il fantomatico nono inquilino del nostro Sistema Solare scoperto calcoli alla mano lo scorso gennaio eppure ancora mai osservato direttamente.
Ma a furia di cercare accanitamente qualcosa, può accadere di trovarne un’altra in modo del tutto imprevisto: le scoperte perserendipity avvengono spesso in astronomia.
È il caso di Scott Sheppard del Carnegie e Chadwick Trujillodella Northern Arizona University, che mentre erano sulle tracce del Pianeta numero nove si sono imbattuti in alcunioggetti celesti mai osservati, estremamente distanti dal Sole ma ancora appartenenti al nostro sistema planetario.
La scoperta include 2013 FE72, un corpo celeste delle dimensioni di 250 chilometri che si troverebbe oltre l’ipoteticanube di Oort – il regno delle comete – all’incredibile distanza dal Sole di 4.000 Unità Astronomiche (dove 1 UA corrisponde alla distanza media Terra-Sole, circa 150 milioni di chilometri).
Il nuovo studio di Sheppard e Trujillo, accettato per la pubblicazione su Astronomical Journal, presenta 15 oggetti come questo considerati ‘estremi’, che i due ricercatori hanno ora sottoposto all’International Astronomical Union’s Minor Planet Center per una catalogazione ufficiale.
Ma l’aspetto forse più interessante è che i lontanissimi corpi celesti individuati quasi per caso, combinando i dati provenienti da diversi telescopi tra cui Magellano e Victor Blanco in Cile, potrebbero confermare proprio l’esistenza del pianeta che i due astronomi stavano cercando.
“Penso che, statisticamente, nel prossimo anno o due saremo in grado di trovare altri di questi piccoli oggetti estremi, abbastanza da dire se Planet X esiste oppure no” commenta Sheppard.
In altre parole, maggiore è la quantità di oggetti trovati a grandi distanze dal Sole, maggiore è la probabilità di stanare il nono pianeta, se davvero c’è.
Questo perché un eventuale pianeta oltre l’orbita di Plutone influenzerebbe necessariamente i movimenti di oggetti più piccoli nella stessa porzione di cielo: registrare eventuali deviazioni delle loro orbite potrebbe aiutare a individuare indirettamente il Pianeta X. Dimostrando così che anche una scoperta imprevista può portare nella direzione desiderata.