Sul finire del 2014 gli artisti visivi Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi hanno dato vita per le Edizioni Eureka dell’omonima associazione culturale, alla collana “CentodAutore”. Si tratta di pubblicazioni di poesia dell’area sperimentale di smilzi volumetti di una trentina di pagine in formato A6.
La scelta dei poeti pubblicati è ragionata in base alla qualità, meno per il nome dell’autore, il che rende l’operazione ancora più meritevole. Ogni volumetto è investito di una sorta di “opera unica” (numerate e firmate dall’autore) per via della personalizzazione della copertina, interventata da parte degli stessi, con tecnica e materiale a scelta. Piccoli gioielli di una collezione “ad arte”.
Fino ad oggi sono stati pubblicate dodici opere che qui presentiamo ricorrendo a stralci presi dalle varie prefazioni, corredate da un testo poetico.
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Dopo diversi decenni Carla Bertola, artista visuale, scrittrice, performer, promotrice di iniziative culturali (con Alberto Vitacchio dirige la rivista internazionale multimediale «Offerta Speciale» che si pubblica da circa un trentennio), nata a Torino nel 1935 dove vive, ci delizia ancora con un volume prettamente di poesia lineare, Ritrovamenti (2016), una scrittura che ha iniziato, come scrive la stessa Bertola nella nota introduttiva, «un’evoluzione costante alla fine degli anni ’70 incontrando la poesia visuale e poco dopo la poesia sonora. Tuttavia, rileggendo i testi degli anni sessanta, sparsi in qualche rivista storica del periodo, ritrovo già un ritmo che doveva segnare il percorso successivo fino alle performance e alle opere visive attuali e installazioni».
Alla base del suo lavoro rimane la scrittura che dal lontano I Monologhi (Sic Edizioni, 1973), passando per New Writing (Fingerprint Vancouver, 1991) fino ad Affetto Affettato Affitto (Offerta Speciale Ed., 2015), si è srotolata tra poesia visuale, collaborazioni a riviste internazionali («Letteratura»; «Altri Termini»; «Carte Segrete»; «Uomini e Idee»; «Anterem»; «Testuale»; «Salvo Imprevisti»; «Amenophis»; «Plages»; «D(o)cks»; «Dopodomani»; «Risvolti»; «L’Intranquille»; «Otiliths» etc.) e mostre di poesia visuale, libri-oggetto e d’artista in molte città italiane e straniere, quando non viaggia per il mondo per i suoi fitti contatti con gli artisti.
Poesie degli anni sessanta, dunque, questi presenti in Ritrovamenti. Ma qual è la principale distanza delle poesie di oggi dalle poesie del passato? «La sua vera specificità – ha scritto una scrittrice e critica francese – è quella di dare ogni volta un respiro, un ritmo complessivo che vi farà dire: “ah è la Bertola!”». Noi ci permettiamo di aggiungere sottovoce in primis il ritmo e il suono delle assonanze, allitterazioni e ossimori, lazzi e frizzi che si lanciano in picchiata come albatri, in combinazioni e accoppiamenti linguistici vertiginosi; in secondi l’ironia e l’autoironia, regalare un momento di allegria senza inganni, tra fede e amore che ci salveranno, ma richiedono massima partecipazione: «ci renderanno il tempo / perduto quando / non sapremo cosa farcene / ci renderanno tutto quando / vorranno tenerci / vivi con un inganno»:
Un foglio bianco
fa paura ha un futuro
imprevedibile strappare non serve
potrebbe servire meglio
scritto se poi è stampato
pubblicato tutto
è concesso come un matrimonio
l’incertezza è logorante crudelmente
disumana specie per quelli
che restano purtroppo non tutti
capiscono certe creature se uno
no le aiuta persino gli insetti
non si lasciano in agonia
ho visitato tanti
bar trattorie affini frequentato
chiese ospedali grandi
magazzini la solitudine
ha sempre un odore
qualche volta puzza raramente
profuma le case nuove
sono tristi perché non manca
niente eccetto la polvere ciò le rende
disadatte all’amore (p. 14).
Carla Bertola s’appropria del ritmo e del suono delle assonanze, allitterazioni e ossimori, lanciandosi in picchiata, come un albatro, in combinazioni e accoppiamenti linguistici vertiginosi. L’ironia e il divertissement sono le peculiarità di una materia poetica cesellata in continuazione, le parole giocano a scomporsi e a ricomporsi in nome del witz, fino a rendersi allegre e movimentate. Qui, la poesia di Bertola, pur dilatandosi in ritmo calzante e arrovellato (ma non dovete stupirvi troppo – ci dice Bertola – e non pensare a un revival nostalgico) che si dipana lungo le ferite della vita, gli amori e le possibilità perdute, la ricerca dell’umiltà e il rifiuto dell’inutile dire, «dell’infelicità comune / inutile appartarsi / piangere cosa significa / un amore se ne va torna / soltanto a creare / il silenzio è cresciuto / come un’erba / da non strappare più», tra calembours e limeriks:
L’umiltà non si improvvisa
è un vestito stretto
puzza di naftalina la gente
ci mette poco a scartare
uno che non sa
cosa vuole fa in fretta
se sta meglio da solo inutile
cercarlo se non ha piacere
dedichiamoci piuttosto
a quelli che non possono
permettersi di rifiutare
restate in fila aspettate
il turno festività prescritte
ferie annuali impegni
sociali esimono da ogni
obbligo imprevisto
[…] (p. 8)