La parola più ricercata dell’ultima fine settimana è Censura grazie agli avvenimenti che hanno coinvolto Fedez, la Rai, Pio e Amedeo. Tra fazioni politiche, telefonate registrate, parole proibite e sistema da capire, forse è il caso di fermarsi un attimo a riflettere.
Fedez, Pio e Amedeo e la censura
Prima di addentrarci nelle riflessioni è giusto ricapitolare tutto quello che è successo. Partiamo dal cantante, rapper e influencer Fedez che sul palco del concertone del 1 Maggio dopo la sua esibizione parte con un discorso a favore prima degli operatori dello spettacolo ancora bloccati causa covid e soprattutto del DDL Zan da poco calendarizzato al Senato.
Il marito di Chiara Ferragni, inoltre, accusa la RAI di tentata censura del suo discorso. La direzione di Rai 3, secondo il rapper, dopo la preventiva lettura del testo di Fedez avrebbe chiesto proprio a quest’ultimo di eliminare i riferimenti alle dichiarazioni di stampo omofobico che in passato sono state rese pubbliche da esponenti della Lega. Rai 3 ha, però, rigettato le accuse dichiarando come nessun tentativo di censura sia stato perpetrato. Fedez in tutta risposta pubblica sui suoi social la registrazione della chiamata avvenuta proprio con la dirigenza di Rai 3 che diventa virale in pochissimo tempo nonostante la tarda ora.
Sono poi arrivate le scuse della Rai per qualsiasi tipo di malinteso con l’artista tendendo a ribadire come nella televisione di stato italiana non esista alcun tipo di censura per poi condividere la registrazione completa della telefonata con Fedez testimoniando come non fosse solo l’artista ad aver registrato la telefonata.
Pio e Amedeo, quelle “maledette” parole…
Se la Rai aveva i suoi problemi, Mediaset d’altro canto vedeva Pio e Amedeo parlare dello stesso argomento ovvero la censura. Il duo comico pugliese all’interno del loro programma ha dedicato uno spazio di oltre 20 minuti ad un loro “monologo” sull’uso delle parole “proibite” in TV e sul significato del concetto di insulto. Fulcro del monologo è stato:
“Non sono le parole, ma le intenzioni”
Insomma quello che dovrebbe offendere non sono le parole in sé per sé ma le intenzioni ad offender. Una posizione quella del duo comico che ha letteralmente fatto imbufalire il web. Da Michele Bravi ad Aurora Ramazzotti, le critiche non sono mancate.
Fedez e la politica
Partiamo da una semplice domanda: Fedez ha ragione nel suo discorso? La risposta è altrettanto semplice ovvero Sì. Le parole citate dal rapper non sono inventate, non sono mistificazioni ma sono vere dichiarazioni di alcuni membri della Lega. Fedez ha espresso il suo sostegno al DDL Zan accusando una classe polisca al governo e non che ha altre priorità rispetto a quella dei diritti umani.
Quello che deve fare veramente riflettere è altro. La sinistra italiana come anche la destra, come ogni parte politica in Italia devono davvero condividere, copiare, idolatrare o criticare Fedez per perseguire le loro idee politiche? E’ davvero Fedez il simbolo della sinistra? Colui che deve portare avanti queste battaglie rispetto a coloro i quali sono stati votati per farlo nelle sedi opportune come il parlamento?
La destra, che non prende le distanze dalle dichiarazioni citate da Fedez ma nelle ultime 48 ore ha attaccato il rapper su più fronti da quello delle sue canzoni passate fino ad arrivare alle sue collaborazioni pubblicitarie, può davvero permettersi tutto questo in un momento di pandemia come questo?
Possibile che poi la discussione telefonica tra l’organizzatore di un evento e un artista sia arrivata al punto tale da essere registrata l’uno all’insaputa dell’altro?
Chiedo scusa ma mi offendo
Tra politicamente scorretto e censura, il discorso di Pio e Amedeo ha voluto tanto calcare la mano su quanto attualmente in televisione sia difficile fare comicità (la loro comicità) senza l’uso dei termini “proibiti”.
“Non dirlo, si alza poi un polverone!”, una frase che fa riferimento al discorso del troppo politicamente scorretto che è da sempre al centro di dibattiti ma la riflessione nasce da una domanda:
Chi ha il diritto di offendersi?