La “Legge cinema”, approvata nel 2016, diventa realtà. Lo scorso 5 aprile, infatti, il ministro Franceschini ha firmato il decreto attuativo che prevede, tra l’altro, la riforma della censura cinematografica di Stato. D’ora in poi a nessun film potrà essere vietata la pubblicazione, intera o parziale, e saranno gli stessi produttori cinematografici a indicare la categoria nella quale inserire la loro pellicola.
La censura in Italia
Quando si parla di censura cinematografica il pensiero corre inevitabilmente a “Nuovo Cinema Paradiso”. Nel film, poetico e delicato di Giuseppe Tornatore, i tagli alla pellicola erano decisi da padre Adelfio, secondo un criterio tutto clericale di sessuofobia mascherato da decenza. Nel periodo in cui è ambientato il film (secondo dopoguerra), l’Italia, in realtà, veniva da trent’anni di censura cinematografica applicata da organi preposti. La prima legge sulla censura risale, infatti, al 1913 mentre nel 1920, a supporto di tale legge, era stata istituita un’apposita commissione del ministero dell’Interno. Vi facevano parte funzionari di polizia, magistrati, un esperto di arte e letteratura, un pubblicista, un educatore e una madre di famiglia che analizzavano il copione prima che iniziassero le riprese. Il regime fascista, poi, aveva ulteriormente sistematizzato il meccanismo, trasferendo le competenze al ministero della Cultura Popolare, istituendo un nulla osta per le opere da esportare all’estero e intervenendo su tutte le fasi di lavorazione dei film.
La Legge cinema del 2016
La fine della guerra e la nascita della Repubblica, con una nuova Costituzione, non portarono a grandi cambiamenti in questo ambito. L’affermarsi del Neorealismo (reputato imbarazzante) e la volontà di contrastare l’avanzata dei film americani spinsero l’allora sottosegretario allo Spettacolo, Giulio Andreotti, a proporre una legge, poi approvata, che istituiva una censura preventiva sui film che danneggiavano l’immagine dell’Italia. La successiva legge del 1962 confermava sostanzialmente il sistema dei nulla osta prima dell’uscita in sala e prima dell’esportazione del film all’estero. Il meccanismo della censura, in quanto autorizzazione all’uscita di un film, è stato abolito con la cosiddetta Legge cinema del 2016. Non è un caso che alla stesura della legge, 5 anni, fa contribuirono registi del calibro di Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, lo stesso Tornatore e Bernardo Bertolucci. Il suo “Ultimo tango a Parigi” rappresenta ancora oggi uno dei casi più eclatanti di censura applicata ai film in Italia.
La riforma della censura cinematografica di Stato
Cosa prevede dunque questa nuova legge? Ogni film viene classificato in base a quattro categorie:
- film adatti a tutti
- film vietati ai minori di 18 anni
- film vietati ai minori di 14 anni
- film vietati ai minori di 6 anni
Sono gli stessi produttori dei film a indicare la classificazione giusta mentre la nuova Commissione appositamente istituita si limiterà ad approvarla o a proporne una diversa. La Commissione è composta da 49 membri tra psicologi, avvocati, magistrati, esperti di cinema, educatori, rappresentanti di associazioni di genitori e ambientaliste. I personaggi nominati restano in carica per tre anni. Con questa legge, dunque, si potranno vedere tutti i baci che si vogliono, decidendo autonomamente se coinvolgere o meno i più giovani.
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