Le cellule sono in grado di adattarsi molto rapidamente alla vita nello spazio, in condizioni di microgravità. Lo dimostra uno studio di un team di ricercatori dell’Università di Zurigo, condotto sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), i cui risultati sono stati pubblicati su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.
È stata l’astronauta italiana dell’ESA Samantha Cristoforetti a condurre l’esperimento, denominato Triple Lux A, nel laboratorio Biolab del modulo ISS Columbus. E a inviare i dati direttamente a Terra, permettendo così ai ricercatori di misurare in tempo reale l’attività cellulare in orbita.
I test sono stati effettuati su cellule di topo, in particolare i macrofagi, cellule del sistema immunitario che rappresentano gli spazzini dell’organismo.
“Abbiamo constatato, sorprendentemente, che questi macrofagi sono in grado di adattarsi alla microgravità in modo ultrarapido, entro poche decine di secondi, contrastando gli effetti negativi dello stress ossidativo”, scrivono gli autori nello studio.
Una buona notizia per gli astronauti, come l’italiano Paolo Nespoli, che si sta preparando per il suo terzo volo sulla ISS, con la missione “Vita”.
Grazie a una serie di centrifughe che hanno permesso alla Cristoforetti di modificare le condizioni di gravità delle cellule sulla ISS, gli studiosi svizzeri sono anche riusciti a dimostrare che questi macrofagi sono sensibili alla gravità, e che ad essa sono legate alcune funzioni cellulari.
“Sembra paradossale che le cellule riescano ad adattarsi così rapidamente alla microgravità, pur non avendola mai sperimentata nell’evoluzione della vita sulla Terra – conclude Cora Thiel, una delle coordinatrici del team svizzero -. Evidentemente, sono molto più robuste di quanto pensassimo”.