Si è messo subito al lavoro Matteo Zuppi, nominato una settimana fa presidente della Cei. Alla sua prima conferenza stampa ha centrato tutti i temi più caldi tracciando quella che sarà la linea seguita dalla Chiesa. Vediamo allora chi è Matteo Zuppi e perché la sua nomina rappresenta un cambio di passo per la Chiesa.
Cei: chi è il nuovo presidente Matteo Zuppi
Nato a Roma l’11 ottobre del 1955, Matteo Maria Zuppi diventa sacerdote nel 1981 dopo aver frequentato il seminario di Palestrina. Gli inizi della sua carriera ecclesiastica sono segnati dalla collaborazione con Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Con lui, nel 1990, Zuppi partecipa alle trattative di pace in Mozambico, tra il governo e la Resistenza Nazionale Mozambicana. La guerra civile nel Paese africano durava da ben quindici anni e le trattative, che durarono due anni, portarono alla fine delle ostilità. Nel 2000 Zuppi è scelto come assistente ecclesiastico, vale a dire guida spirituale, della Comunità di Sant’Egidio. Due anni dopo, diventa vescovo ausiliare di Roma con papa Benedetto XVI e nel 2015 arcivescovo metropolita di Bologna con papa Francesco. Nel 2019 sempre papa Bergoglio lo nomina cardinale e nel 2022 presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
La guerra in Ucraina e gli abusi sui minori
Il 27 maggio, a tre giorni dalla nomina, il neo presidente delle Cei ha indetto la sua prima conferenza stampa nella quale ha illustrato la linea che intende seguire. Due i grandi temi toccati, di grande urgenza per la Chiesa: la guerra in Ucraina e gli abusi sessuali commessi da sacerdoti. “La legittima difesa è un diritto, ma un diritto è la pace stessa” ha dichiarato Zuppi mostrando il suo rammarico per una guerra che coinvolge due Paesi cristiani. Esistono, inoltre, tante altre guerre che infiammano angoli del mondo fuori dall’Europa, come l’Afghanistan, la Siria, la Libia. Una sorta di guerra mondiale divisa in più pezzi. Quanto agli abusi sui minori, il neo presidente Cei ha dichiarato che la priorità al momento è quella di dare giustizia a chi ha subito il torto. Per questo motivo già a novembre sarà pronto un primo report sugli abusi compiuti negli ultimi vent’anni. Un tempo, questo, che non può esaurire il passato, come ha precisato lo stesso Zuppi, ma che risulta ragionevole per iniziare a fare chiarezza. Lo stesso report sarà poi disponibile ogni anno quando saranno messi in atto aiuti e sostegni alle vittime di violenza.
Una nuova Chiesa?
Con la nomina del cardinale Zuppi papa Francesco ha dato un nuovo impulso al corso della Chiesa iniziato con il suo pontificato. Papa Bergoglio resta ancora oggi l’unico capo politico che lavori seriamente alla pace in Ucraina e il mediatore ai tempi della guerra in Mozambico è una presenza importante per le gerarchie ecclesiastiche. Quello degli abusi sessuali, poi, è un cancro che la Chiesa si porta dietro da decenni e al quale finora si è lavorato poco. D’ora in poi, come ha sottolineato Zuppi, la Cei sarà molto più attiva sul campo. Oltre a rafforzare i centri di ascolto dislocati nelle diverse diocesi, parteciperà in qualità di invitato permanente all’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998. Collaborerà con il ministero della famiglia alle possibili soluzioni per debellare l’orrendo fenomeno. Quella che si delinea sempre dipiù, dunque, è una Chiesa che esce dai suoi palazzi e si mette in cammino con l’altro.