Tutti i procedimenti a carico di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, aperti in India in seguito all’omicidio dei due pescatori Valentine Jelastine e Ajeesh Pink, sono stati chiusi. La corte Suprema indiana ha deciso di accettare il risarcimento di 100 milioni di rupie (1,1 milione di euro) alle famiglie delle due vittime. La sentenza dell’India sul caso dei due Marò arriva dopo 9 anni dall’accaduto.
La petroliera Enrica Alexia
Partiamo dall’inizio della storia, da quel 19 febbraio 2012 quando i due Marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, sono arrestati per l’omicidio di due pescatori indiani. I due fucilieri della Marina italiana si trovavano insieme ad altri 4 loro colleghi del II Reggimento San Marco a bordo della petroliera Enrica Lexie come nucleo di protezione contro la pirateria. Quattro giorni prima (il 14 febbraio), la nave mercantile battente bandiera italiana si trovava in acque internazionali al largo del Kerala, uno
stato dell’India sud-occidentale, quando incrocia il peschereccio St. Anthony. Ritenendo di essere sotto un attacco pirata (le acque di quelle zone, infatti, sono ad alto rischio pirateria), dalla petroliera partono alcuni colpi di arma da fuoco. I colpi uccidono due marinai indiani del peschereccio. La guardia costiera indiana invita il comandante della petroliera ad attraccare presso il porto di Kochi, pone l’imbarcazione sotto sequestro e arresta due dei militari presenti a bordo.
Un calvario lungo 9 anni
Da allora prende il via una vicenda complicatissima. I due Marò vengono prima detenuti presso la guesthouse della Central Industrial Security Force indiana poi trasferiti nel carcere ordinario di Trivandrum e in un altro momento alloggiati presso l’Ambasciata italiana in India a Nuova Delhi. Nel mese di dicembre del 2012 ottengono un permesso di due settimane per rientrare in Italia in occasione delle festività natalizie e un secondo permesso di quattro settimane lo ottengono nel febbraio del 2013 in occasione delle elezioni politiche. Nel settembre del 2014 Massimiliano Latorre viene colto da un’ischemia e ottiene di rientrare in Italia per quattro mesi per potersi curare. L’anno seguente viene sottoposto a un intervento di cardiochirurgia e ottiene un nuovo permesso per la convalescenza prorogato fino al 2016 quando viene concesso a lui e Salvatore Girone di trascorrere in Italia tutto il periodo necessario fino alla fine del procedimento giudiziario.
La sentenza dell’India sul caso Marò
Da un punto di vista strettamente giudiziario e diplomatico la vicenda dei due Marò è stata altrettanto complessa. Le prime indagini sono state svolte dalle autorità locali del Kerala ma, essendo l’incidente avvenuto al di fuori delle acque territoriali, presto la competenza è passata alla Corte Suprema indiana. L’Italia, dal canto suo, nel 2015 attiva la procedura dell’arbitrato internazionale coinvolgendo anche il Tribunale internazionale del diritto del mare. Lo scorso anno la Corte permanente di arbitrato ha condannato lo Stato italiano a risarcire l’India per la morte dei due marinai
e per i danni morali subiti dall’equipaggio del peschereccio e al tempo stesso ha riconosciuto ai Marò italiani l’immunità funzionale ai militari. Una decisione che in gran parte riprende gli accordi extragiudiziali che l’Italia aveva proposto già nel 2012 agli eredi delle due vittime e al proprietario del peschereccio St. Anthony. Accordi che la Corte suprema indiana aveva in un primo momento accettato e in seguito rigettato. Ora, con il versamento della cifra da parte dello Stato italiano, il caso, dopo nove anni, è stato chiuso.