Era nell’aria da parecchio tempo ma il problema caro carburante è ben lontano dall’essere risolto. Il governo Draghi ha deciso per il taglio delle accese fino al 2 Agosto andando a prorogare quella misura che agli occhi di tutti sembra solo un cerotto sopra uno squarcio di grandi dimensioni.
Caro carburante: prorogato il taglio
La notizia era nell’aria ma l’ufficialità è arrivata solo da meno di 24 ore. Il ministro dell’Economia Daniele Franco e il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani hanno firmato il Decreto Interministeriale che proroga il taglio delle accise fino al 2 agosto.
I due ministri avevano firmato il prolungamento della scadenza del taglio delle accise fino all’8 luglio. Sembra chiaro che il Governo Draghi voglia continuare con misure a breve termine da poter rinnovare ogni volta.
Questa scelta di non introdurre ulteriori interventi non ha suscitato l’approvazione di diverse associazioni dei consumatori che hanno “lamentato” che il nuovo intervento non va a risolvere il problema del caro carburanti.
Nel dettaglio, è da sottolineare che su benzina e diesel il taglio delle accise è di 25 centesimi al litro più IVA. Per il GPL, invece, la riduzione è di 8,5 centesimi di euro più IVA.
Le proteste dei distributori
Se i consumatori non sono felici del caro benzina, i distributori protestano ancora di più. A dare voce a queste critiche è la Faib ovvero la Federazione Autonoma Italiana Benzinai.
“I prezzi dei carburanti continuano a correre, nonostante il taglio delle accise sia ancora attivo (-30,5 cent al litro fino all`8 luglio, con probabile proroga) e l’Opec+ abbia annunciato l’incremento della produzione. A condizionare il mercato è il fenomeno speculativo a livello internazionale, che spinge sopra i 2 euro al litro i carburanti, con ripercussioni pesantissime per i consumatori e insostenibili per i gestori che vedono diminuire progressivamente la propria redditività, scesa all’1,5%, a fronte dell’esplosione dei costi di gestione.
Ancora poche settimane e il settore rischia il collasso. L’Italia deve porre con urgenza in sede europea un argine alla speculazione internazionale e imporre un tetto ai prezzi d’acquisto di carburanti e gas. In un mercato globalizzato una scelta nazionale potrebbe determinare carenze di approvvigionamenti, costi insopportabili e conseguenze gestionali imponderabili“.
“Fa arrabbiare l’accanimento rivolto dalle autorità verso i prezzi praticati dai gestori – prosegue l’organizzazione – che di fatto sono imposti dalle aziende fornitrici, e osservare che traders acquistano e vendono – indisturbati – titoli petroliferi e realizzano ingenti guadagni facendo innalzare i prezzi; allo stesso tempo appare oggi insostenibile la gestione della rete carburanti fondata sul doppio prezzo in self e servito, quando quest’ultimo, ad accisa piena, sarebbe oltre i 2,5 euro al litro. In questo scenario il modello italiano rischia di saltare, con conseguenze pesantissime per la filiera e i consumatori: è perciò necessario ridiscutere gli Accordi e prevedere clausole di salvaguardia per le gestioni“, continua la Faib.