Le origini si collocano all’epoca delle feste romane dei Saturnalia e dei Lupercalia, la prima dedicata al dio Saturno, mentre la seconda al dio Fauno, nell’accezione di Luperco che si credeva proteggesse il bestiame dall’attacco dei lupi. I miti che contraddistinguevano la festa del Carnevale erano decisamente ricchi di simboli agricoli e pastorali che sancivano l’inizio della stagione primaverile.
La festa prende forma durante il Medioevo tanto da portare storici e sociologi a definirla “la festa dei folli”. Si parla di festeggiamenti senza alcun limite morale e pasti abbondantissimi, così da portare la Chiesa a osteggiare e censurare tali banchetti. Come conseguenza del veto ecclesiastico, il periodo della Controriforma vide molte compagnie teatrali cedere sotto il peso della pressione degli ordini religiosi, tuttavia, alcune compagnie di guitti riuscirono a mettere in scena i propri copioni carnevaleschi passando di piazza in piazza sino ad approdare alle corti dei signori. Qui, gli attori più famosi venivano incaricati di organizzare spettacoli privati nelle sale dei palazzi rinascimentali, nei giardini e nelle regie dei personaggi di spicco dell’epoca, trasformando il Carnevale in una festa d’élite per pochi prescelti.
Proprio per la connotazione artistica acquisita, le celebrazioni furono via via arricchite da sfarzose scenografie e curatissime maschere regionali, di contro tuttavia, alcune compagnie teatrali itineranti iniziarono a ripopolare le piazze. Nel Seicento il Carnevale inizia ad avvicinarsi più alla tradizione popolare e grottesca e dona i natali alle prime maschere regionali quali Pulcinella, Arlecchino, Pantalone, Gianduia, Meneghino, etc.
Per quanto riguarda l’etimologia della parola, esistono pareri diversi. Alcuni fanno derivare la parola da “Carnes- levare”, togliere la carne, o da “Carni-vale”, ossia carne addio, accezione che sarebbe collegata alla pratica dell’esaurimento delle scorte animali nel periodo dell’anno antecedente la primavera ad opera di lauti banchetti. Un’impostazione cattolica, invece, relaziona il termine al latino “carnem levare”, ossia la prescrizione medievale con cui la Chiesa richiedeva l’astensione dal consumare carne dal primo giorno di Quaresima sino al Giovedì Santo prima della Pasqua. Il calendario liturgico, in effetti, colloca il Carnevale fra l’epifania (6 Gennaio) e la Quaresima.
Tornando ai festeggiamenti dell’epoca medievale, da alcuni scritti pervenuti si apprende che si trattava di feste caratterizzate dalla sregolatezza, da cibo abbondante, giochi di ruolo e piaceri sensuali. In genere si usava mettere in scena un processo che culminava con la morte di un fantoccio il quale raffigurava il presunto sovrano del regno immaginario di “Cuccagna”. Re, che capitolando, metteva fine ai mali dell’anno trascorso e al periodo dell’eccesso con l’augurio di uno futuro migliore. Periodo di rinnovamento, dunque, seppur simbolico che vedeva al centro della scena sociale un ordine sovversivo limitato al tempo dei festeggiamenti e al rinnovato ordine attraverso il processo al re di Cuccagna.
Simile al Carnevale che conosciamo erano anche le antiche feste in onore della dea egizia Iside, documentate dallo scrittore Lucio Apuleio nelle “Metamorfosi” (Libro XI). Anche in queste occasioni era richiesta la presenza di gruppi di persone mascherate e veniva allestita una processione che rappresentava la fine del vecchio anno. La sfilata vedeva protagonista un uomo vestito di pelle di capra, chiamato Mamurio Veturi, il quale veniva picchiato dal pubblico e, durante le Astanterie, il carro simbolico del ritorno all’ordine riportava la pace.
Simile anche la testimonianza babilonese. Durante il periodo successivo all’equinozio di primavera veniva rappresentata la creazione del Cosmo attraverso il mito della battaglia fra il dio salvatore Marduk e il drago Tiamat. Rappresentazioni, che erano arricchite dalla presenza di carri allegorici rappresentanti il dio Sole e il dio Luna.
L’allegoria dei carri carnevaleschi era presente anche nella tradizione di Firenze. Intorno al XV- XVI secolo la famiglia dei Medici era solita organizzare feste mascherate su grandi carri chiamati “trionfi” accompagnate da canti carnascialeschi del tempo. Uno dei più celebri fra questi il “Trionfo di Bacco e Arianna” scritto da Lorenzo il Magnifico.
In Italia, uno dei più famosi “Carnevali”, insieme a quello di Viareggio è quello di Venezia. Si hanno testimonianze delle feste di Venezia sin dal 1094, sotto il dogato di Vitale Falier. Un documento narra di festeggiamenti antecedenti il periodo di Quaresima, tuttavia, l’atto ufficiale che fa del Carnevale una festa pubblica è del 1926 emesso ad opera del Senato della Repubblica.
Alcuni carnevali veneziani sono rimasti impressi nelle memorie e nella storia per la loro forte carica simbolica come quello del 1571. La festa ricordava la battaglia dei cristiani a Lepanto e vide protagonista una sfilata di carri dove la Fede veniva rappresentata con un piede su un drago incatenato.
Carnevale nel mondo
Nizza: Il Carnevale di Nizza è caratterizzato da due elementi: fiori e birra. Ogni anno i numerosi turisti possono assistere alla classica “battaglia dei fiori” fra maschere e carri allegorici. I festeggiamenti si svolgono nei giardini Alberto I ogni giorno ad esclusione del Sabato e, contestualmente, per gli amanti del luppolo, a Palais des Expositions ha luogo la festa della birra accompagnata da allegri balli tirolesi. Festeggiamenti che culminano con una maestosa sfilata il cui epilogo è rappresentato dal rogo del Re Carnevale, lo spettacolo di fuochi d’artificio e il veglione all’Hotel Plaza.
La Germania: La festa inizia a Colonia il giorno 11 Novembre alle ore 11:11, in questa sede vengono nominati i tre personaggi principali delle manifestazioni: il Principe, il Fante e la Vergine. Personaggi, che a partire dal Giovedì grasso, prenderanno pubblicamente parte alle celebrazioni. Peculiarità del giorno del Giovedì grasso è il rito del “taglio della cravatta” con il quale donne in maschera prendono letteralmente d’assedio la città, catturano i propri compagni provvedono a tagliare loro la cravatta in segno simbolico di rivalsa.
La Danimarca: A Dragor, vicino Copenaghen, si tiene una gara per l’elezione del “re dei gatti”. Essa consiste nel riuscire a rompere, con un unico colpo di mazza, una botte ricca di dolciumi appesa fra due pali. Il vincitore viene eletto re dei gatti, il nome deriva dal fatto che in tempi antichi, la botte conteneva un gatto anziché dolci.
La Grecia: Il più importante carnevale della Grecia è quello che si tiene a Patrasso, dura ben tre settimane e, come ogni festa che si rispetti, si estrinseca attraverso una sontuosa chermesse di canti e balli. Le principali attrazioni sono considerate e battaglie di cioccolata dove alcune ragazze mascherate adagiate su dei cocchi dalle decorazioni floreali gettano sul pubblico dolci e petali di fiori. Il personaggio principale è il “domino nero”, vestito con il cappuccio e il lungo mantello nero, simile ai personaggi tipici del Carnevale di Venezia dal quale si importavano le sete nere da indossare per l’occasione. Il Venerdì grasso si tiene il gran ballo del “domino nero” al quale sono tenute a partecipare le sole donne le quali devono indossare obbligatoriamente maschere e guanti neri. Per gli uomini, invece, il costume d’obbligo è il “tuxedos”.
Londra: Degno di nota è sicuramente il Carnevale di Notting Hill che nasce dagli immigrati caraibici di Trinidad, città dove la festa ha una grande importanza tradizionale. Si pensava di dover dare voce e unire tutte le tradizioni di una città caratterizzata dalla presenza di innumerevoli culture ed etnie differenti, così, per la prima volta, nel 1964 si scese in piazza per il Carnevale che diede inizio alla tradizione di Notting Hill.
I partecipanti si dividono in categorie:
– I Mas, da “masquerade” ossia gruppi mascherati
– Soca, accezione derivante da Soul e Calipso, vale a dire gruppi che suonano la musica tipica di questo Carnevale
– Steelbands, bande di percussionisti
– Gruppo danzanti
– Musicisti di strada, che contribuiscono a creare l’ambiente tipico, suonanti musiche raggae, jazz, soul, hip-hop and funk music, house, garage.
Il Sudamerica
In Sudamerica il Carnevale assume le più rappresentative delle connotazioni; ricco di tradizione popolare, è considerato un evento molto importante, specialmente per le popolazioni più povere.
Bahia e Rio de Janeiro si contendono il trono, qualcuno pensa che il carnevale sia partito da Bahia e poi sia approdato a Rio. Maschere e balli frenetici che contraddistinguono la manifestazione, talvolta, danno luogo a risse di strada. La popolazione brasiliana è spesso privata della libertà dalle istituzioni politiche, tale privazione genera non di rado vendette personali che si nascondono dietro la maschera indossata.
A Salvador de Bahia la kermesse inizia con la musica trasmessa per le vie del paese attraverso altoparlanti, segnale che da il via alla festa al ritmo di samba che si protrae dalle nove del mattino alle nove di sera. La musica è spesso eseguita dal “Trios électrico” e dalle “baticadas”, orchestre ambulanti che suonano le melodie della tradizione africana. Oltre alla samba, ballo brasiliano per eccellenza, si usa danzare al ritmo di “capoeria”, ballo di origine angolana, e il “frevo”, simile alla polka.
A Rio De Janeiro invece la tradizione è più sentita che mai. Il Barone di Rio Branco afferma che in “Brasile solo due cose sono ben organizzate: il disordine e il Carnevale”. I cittadini di Rio pensano al Carnival come a un’occasione per spogliarsi dalla pesantezza quotidiana, spendono non pochi soldi, per sfilare qualche ora al ritmo di samba. Nasce come festa popolare che affonda il proprio ego nella tradizione dell’ Africa nera e portoghese. I primi ritmi carnevaleschi furono elaborati verso la fine del XIX secolo mentre i primi samba negli anni venti del XX secolo. Dagli anni trenta in poi si assiste alla nascita delle prime scuole di samba e delle gare di ballo che ancora oggi sono considerate le “sale” del Carnevale
New Orleans
Il Carnevale di New Orleans trae le sue origini dalla Mardi Gras celebration. Nel 1833 Bernard Xavier de Marigny de Mandeville, un proprietario terriero dell’epoca, finanziò i festeggiamenti della kermesse del Martedi Grasso che da quel momento in poi si arricchì di sfilate e costumi. Il periodo, a voler sottolinearne l’eccentricità, viene denominato “madness” ossia follia. Durante la madness i cittadini di New orleans, perfettamente inseriti nella comunità, svestono i panni dei perfetti urbani per darsi alla baldoria travestendosi da Dragor.
Le Isole Vergini
Qui il Carnevale nasce da un idea di Adolph “Ding” Sixto, che, tornato da Rio, importò l’idea di una grande festa mascherata che fu per la prima volta organizzata a S. Valentino del 1912. La chermesse presenta i caratteri tipici del Carnevale che conosciamo, dunque, maschere e balli, ma un tempo era ricca di numerose gare, dalla caccia al maiala a gare nautiche passando per le battaglie di confetti. L’organizzazione dei tempi moderni vede protagonisti indiscussi costumi locali e grandi sfilate arricchite dei suoni allegri e vibranti del calypso suonate dalle brass, steel, and scratch bands.