Marco Cappato e Mina Welby sono stati assolti in secondo grado nell’ambito del processo per la morte di Davide Trentini. I due esponenti dell’associazione Luca Coscioni, si erano autodenunciati dopo aver accompagnato Trentini, malato di SLA, in Svizzera per sottoporsi al suicidio assistito. Un passo importante, secondo i due assolti, verso l’approvazione di una legge sull’eutanasia che in Italia ancora manca.
Chi era Davide Trentini
Davide Trentini era un uomo malato di SLA che, all’età di 53 anni e dopo 25 di malattia, era diventato incapace di svolgere qualsiasi attività. Nel 2016 fece appello all’associazione Luca Coscioni per sottoporsi al suicidio assistito. L’anno seguente, dopo che Marco Cappato (tesoriere dell’associazione) ebbe raccolto i fondi necessari, Mina Welby (copresidente) lo accompagnò in una clinica Svizzera dove il 13 aprile si sottopose al suicidio assistito assumendo i farmaci del caso. Il giorno dopo la morte di Davide Trentini, Mina Welby e Marco Cappato si autodenunciarono presso le autorità competenti.
Dopo l'assoluzione di oggi, la prossima tappa è il referendum. Andiamo avanti insieme a chi vorrà: https://t.co/GPfeZglnXd pic.twitter.com/9yueLxJgEN
— Marco Cappato (@marcocappato) April 28, 2021
Cappato e Welby assolti al processo d’Appello
L’autodenuncia ha inevitabilmente aperto un procedimento giudiziario contro di loro che ha avuto una grande importanza. In questi anni, infatti, non solo ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulla questione del fine vita ma ha anche messo i presupposti perché anche in Italia venga approvata una legge sull’eutanasia. La sentenza del processo di primo grado, arrivata lo scorso luglio, aveva assolto Mina Welby e Marco Cappato dall’accusa di istigazione al suicidio, poiché il fatto non sussisteva, e di aiuto al suicidio poiché non costituiva reato. La sentenza di secondo grado espressa pochi giorni fa ha confermato quella di primo grado.
Verso la legge sull’eutanasia?
Il primo verdetto di assoluzione era stato emesso sulla base di quanto già deciso, in merito alla vicenda di Dj Fabo, dalla Consulta secondo la quale era risultata incostituzionale la punibilità di colui che agevola il suicidio per chi prova sofferenze ritenute insopportabili a causa di uno stato di salute irreversibile. In questo caso si è fatto un passo in più: si è configurata una situazione di dipendenza non solo per coloro che sono attaccati a una macchina per la sopravvivenza ma anche per coloro che fanno terapie farmacologiche si sostegno vitale. Dopo questa nuova sentenza, Marco Cappato ha chiesto a tutti l’aiuto “a raccogliere le firme per il referendum“. Intanto le commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera ha fatto sapere che a breve si avvierà il processo per creare una legge sul suicidio assistito. Il testo base sarà depositato il prossimo 6 maggio.
In copertina foto di Cor Gaasbeek da Pixabay