Dopo il pronunciamento del Tar del Lazio, riprende l’iter per rendere legale la Cannabis light, vale a dire i prodotti a base di Cbd attualmente in vendita presso farmacie e canapa shop. Per dirimere definitivamente la questione, occorrono dati certi sull’eventuale dipendenza.
Cannabis light legale: le revoche
Se volessimo riassumere in una parola l’iter per rendere legale i preparati a base di CBD quella parola sarebbe revoca. Partiamo dal principio. Nell’ottobre 2020, l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, emanò un decreto che inseriva le preparazioni a base di cannabidiolo estratto dalla Cannabis tra i medicinali a base di sostanze stupefacenti. Il principio attivo della cannabis light diventava così illegale. Qualche giorno dopo, però, il ministro fece un passo indietro revocando il provvedimento. Il progetto era istituire un tavolo di discussione e approfondimento con il contributo dell’Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità per chiarire gli effetti della Cannabis in relazione alle percentuali di utilizzo.
Nell’agosto di quest’anno il ministero della Salute, stavolta guidato da Orazio Schillaci, ha “revocato la revoca” del decreto precedente. In sostanza, con un nuovo decreto, Schillaci ha annullato la sospensione attuata da Speranza sul proprio decreto rendendolo valido. Pertanto i preparati a base di Cbd, anche quelli in gocce, sono rientrati nuovamente nella tabella dei medicinali a base di sostanze stupefacenti, sono tornati a essere illegali e, di conseguenza, invendibili anche in farmacia.
Il pronunciamento del Tar Lazio
A inizio ottobre, un gruppo di Imprenditori Canapa Italia fa ricorso al Tar del Lazio, e la sua richiesta viene accolta: il Tar sospende il decreto. Pochi giorni fa, il Tribunale Amministrativo Regionale ha confermato la decisione poiché secondo i giudici sarebbe stata “riscontrata una carenza d’istruttoria” ed è stato “rilevato che non emerge un immediato rischio per la salute“. Non esistono, secondo il Tar, dati che confermino la dipendenza fisica e psichica dai prodotti a base di Cbd. Considerando la delicatezza della questione, i giudici hanno voluto fissare la prima udienza pubblica per il prossimo 16 gennaio.
Cbd e Thc
Abbiamo visto come il vulnus della situazione, oltre a un problema politico, sia la mancanza di dati che accertino l’effettivo rischio di dipendenza dai prodotti a base di cannabis light. La pianta di canapa produce più di 100 cannabinoidi, cioè più di 100 sostanze in grado di legarsi ai recettori nervosi. Tra questi i più noti sono il Thc e il Cbd. Pur avendo una composizione chimica simile, i loro effetti sono totalmente diversi.
Il Thc, delta-9-tetraidrocannabinolo, si lega alle cellule nervose del sistema nervoso centrale. Per questo motivo ha un’azione psicoattiva che può portare a stati di euforia, rilassamento o perdita della percezione spazio-temporale. E’ utilizzato per il trattamento di disturbi legati alla sclerosi multipla, la sindrome di Tourette, il glaucoma e il cancro, ma anche come antiossidante, antinfiammatorio e analgesico.
Il Cbd, invece, si lega alle cellule nervose dei sistemi periferici, dando i suoi effetti a muscoli, ossa e al sistema immunitario. Il Cbd è in grado di trattare disturbi come ansia, convulsioni, spasmi quindi è particolarmente adatto ai malati che soffrono di Parkinson, di Alzheimer e di artrite. Può trattare, inoltre, il dolore cronico e gli effetti collaterali della chemioterapia.
In copertina foto di Nicky ❤️🌿🐞🌿❤️ da Pixabay