Cani in spiaggia: basta autorizzare l’ingresso dei nostri amici a quattro zampe agli stabilimenti balneari riservando loro un’area delimitata e una ciotola per l’acqua? Decisamente no. In Italia le spiagge attrezzate per l’ingresso degli animali sono davvero poche. In più quando si parla di spiagge dog friendly si pensa a luoghi in cui i turisti possono accedere in compagnia dei loro cani con l’assicurazione che questi ultimi non daranno fastidio a chi li circonda. Sul litorale romano, a Maccarese, lo stabilimento balneare Baubeach da anni si impegna per creare un ambiente favorevole a una relazione sana tra uomo e cane con iniziative uniche. Ce lo racconta Patrizia Daffinà, presidente dell’Associazione Baubeach.
Patrizia Daffinà, lo stabilimento balneare Baubeach ha di recente ottenuto la certificazione ambientale ISO UNI 14001. Quali parametri bisogna soddisfare per ottenere questo tipo di certificazione?
La ISO UNI 14001 è rivolta a tutte le organizzazioni che vogliono evidenziare il loro impegno in ambito ambientale. Noi abbiamo dovuto dimostrare una corretta gestione degli aspetti ambientali associati all’attività aziendale. Faccio un esempio: dal consumo dell’acqua, che deve essere monitorato, all’uso di prodotti che non abbiano impatto, a livello ambientale, sia per le acque che per il terreno e che tutti i servizi siano conformi alle norme relative al rispetto ambientale. Fiore all’occhiello della nostra struttura è il ristoro che è impostato su una cucina vegana. Le motivazioni per una scelta vegana sono implicite: il consumo di alimenti come la carne ha un grande impatto ambientale; in più ci serviamo di marchi e di aziende che non siano multinazionali che fanno sfruttamento ambientale animale. Le scelte che ho appena illustrato hanno dato un valore aggiunto alla nostra certificazione.
Baubeach è la prima realtà a servirsi della figura professionale dell’Istruttore di Attività Empatico Relazionali. Di cosa si occupa nello specifico?
Quella dell’Istruttore di Attività Empatico Relazionali è una delle figure professionali formate da noi che rientrano nel contesto del dog management turistico ricreativo, che è ciò di cui noi ci occupiamo. L’Istruttore di Attività Empatico Relazionali propone attività che favoriscono la relazione tra persone e cani, cani e cani, e tra cani, umani e natura. Nello specifico vanno a lavorare sul rapporto empatico, vanno a destrutturare le persone che sono sempre molto irrigidite da dogmi e box mentali, da norme e regole da cui siamo tutti soffocati. In questo contesto, invece, si va a ricercare una sorta di relazione primordiale, sia con la natura, sia con il cane. Una relazione scevra da vincoli, dalla pesante rete di regole della cinofilia antropocentrata, cioè fondata sull’assioma che l’uomo è al centro dell’attenzione. Noi mettiamo il cane e le sue esigenze al centro dell’attenzione. Non ci focalizziamo però sul cane, quanto sulla bellezza del contatto tra le persone e ciò che la natura ci offre (visto che siamo in un contesto spettacolare che è quello della riserva del litorale romano). Evidenziamo il contatto con l’acqua, con la sabbia, con il fiume, con le vibrazioni dell’aria, del vento, del sole. Tutto questo attraverso una rilettura di quelle che sono le direttive dei percorsi sciamanici. Ci rifacciamo, cioè, a quella che era la cultura degli amerindi che sono stati tra le popolazioni che più hanno sviluppato una cultura molto attenta alla relazione tra l’uomo e il resto del creato. L’istruttore potrà proporre questi percorsi ai suoi ospiti in una spiaggia per cani, in un agriturismo, o in un qualunque posto dove si crei una sorta di raduno di persone che vogliono dedicarsi al benessere.
Una convivenza serena tra uomini e cani, dunque, non è basata solo sul rispetto di regole?
Assolutamente no. Le regole vanno rispettate ma dobbiamo essere consapevoli che sono un prodotto dell’uomo che ha “antropocentrato” la problematica. In realtà, per permettere una lettura serena della realtà, occorrerebbe vedere le cose dal punto di vista anche del cane. Questo animale si è introdotto nella vita dell’essere umano circa quaranta-cinquantamila anni fa. Ha dato tutto, in cambio dei resti un pasto e la dedizione che il cane ha per l’umana specie è assolutamente indubbia. Mentre il contrario è molto discutibile. I punti fondamentali in questa convivenza, quindi, sono due: conoscenza e rispetto. E’ necessario che le persone abbiano una profonda conoscenza dell’etologia di specie. In molti si pongono di fronte al cane (lo vediamo con il nostro lavoro) senza conoscerlo. Prendono un cane come prenderebbero un motorino, scegliendolo in base ai gusti estetici. Non conoscono la caratteristica motivazionale intrinseca di ogni specie, non conoscono il carattere, le abitudini e i bisogni. Quindi la relazione serena si ha quando la persona è consapevole dell’essere che ha di fronte, ne conosce bisogni e motivazioni e le rispetta. Quanto al rispetto, bisogna dare al cane la possibilità di vivere in un contesto a lui adatto. E’ assurdo, vivendo al centro di una città, prendere un Husky, che per natura dovrebbe vivere in mezzo alle montagne, in più senza la possibilità di portarlo a fare passeggiate o escursioni. Questi eccessi incredibili sono legati semplicemente a delle mode. Bisogna pensare alla relazione con il proprio cane non come alla risposta a un proprio bisogno ma come apertura a una relazione con un’altra specie. Il cane purtroppo è diventato uno status simbol. Ogni classe sociale ama accompagnarsi a un determinato tipo di cane. Atteggiamento che, tra l’altro, non alimenta il discorso delle adozioni. Il problema, nel 2022, dovrebbe essere estinto e invece oggi esistono ancora i canili, la necessità di far adottare cani che sono stati generati dall’ignoranza umana e poi sono stati abbandonati. Molti cani spesso si trovano nei canili perché una volta che il cucciolo è cresciuto non sanno come gestirlo. Torna quindi il problema della conoscenza. Per questo motivo da due anni abbiamo attivato la nostra formazione. Nel prossimo corso di studi ci avvarremo della collaborazione della SIUA di Bologna (Istituto di formazione zooantropologica) condotta da Roberto Marchesini, uno degli etologi più famosi d’Italia. Lui guiderà tutta la parte dell’etologia e io e altri discenti cercheremo di creare un programma che dia alle persone che vogliono lavorare in questi contesti la possibilità di imparare per sé e per trasmettere ai loro utenti.
Avete messo in campo altri progetti di sostenibilità ambientale. Ce ne parli.
L’attenzione a progetti di sostenibilità è sempre stata molto alta. Noi lavoriamo da sempre sulla scelta di prodotti e di aziende che siano in coerenza con la nostra filosofia e la carta dei nostri valori. Negli anni abbiamo lavorato molto per unire la capacità intuitiva delle persone e per raccontare determinate storie. In particolare, raccontiamo quella del colibrì alle prese con un incendio. Tutti gli animali erano impazziti e lui faceva avanti e indietro per cercare di spegnere l’incendio con una goccia sotto l’ilarità degli altri animali. A un certo punto il leone lo interroga: gli chiede, cosa pensa di fare con questa goccia nel becco. Lui risponde: “Io faccio la mia parte”. Ecco, noi facciamo la nostra parte, cerchiamo di educare le persone anche nelle piccole scelte quotidiane. Abbiamo avuto per anni il purificatore d’acqua per ridurre il consumo di plastica. Abbiamo messo una pulsantiera alle docce. L’anno della balena abbiamo avuto una balena costruita con materiale da riciclo e all’interno della balena facevamo meditazione sulle scelte quotidiane. Lavoriamo molto sull’alimentazione, cerchiamo di far capire perché mangiare carne è dannoso per la salute e per l’ambiente. Proponiamo anche delle sessioni educative per far capire l’importanza dell’alimentazione anche per i nostri amici a quattro zampe.