Tutta l’Italia deve qualcosa ad Achille Campanile: perché ci ha insegnato a ridere, a riflettere, dimostrando che la qualità narrativa di un grande scrittore può adeguarsi a qualsiasi genere, anche quello umoristico, con innumerevoli peculiarità. Giornalista, scrittore, drammaturgo, regista: il poliedrico Achille Campanile (Roma, 1899 – Velletri, 1977) ha occupato, e con ruoli di primo piano, il panorama intellettuale del Novecento italiano.
Lo dimostrano i tantissimi titoli (romanzi, commedie, racconti, scritti umoristici) che fanno dell’autore romano uno dei più prolifici del secolo scorso. Stimato e apprezzato da tanti illustri critici, a cominciare da Carlo Bo per finire ad Umberto Eco passando da Giovanni Arpino – tanto per fare qualche nome – con il suo modo di fare geniale e imprevedibile conquistò il pubblico e la critica diventando un punto di riferimento per tutti, dispensando insegnamenti, inventando con la fantasia, e vincendo premi letterari (il Viareggio nel 1933 e nel 1973, rispettivamente con Cantilena all’angolo della strada e Manuale di conversazione, e il Premio Forte dei Marmi nel 1976 come riconoscimento alla carriera).
Quaranta anni dopo la sua morte, la campagna che lo ha ospitato (perché In campagna è un’altra cosa. C’è più gusto, recita il titolo di una sua opera) diventa il teatro pronto ad accogliere tutta l’Italia nel segno dell’umorismo, della narrativa, del teatro e della letteratura. Si riscopriranno le amicizie con i grandi scrittori dell’epoca (da Montale a Buzzati, da Bontempelli a Pirandello) e la rassegna nazionale, che prende il nome di “Campaniliana”, renderà omaggio al genio con un monumento dinamico fatto di iniziative variegate e non con un triste epitaffio. Del resto lo stesso Campanile sulla sua tomba fece scrivere un testo tutt’altro che lacrimoso: la sua profondità e al contempo il suo umorismo lo hanno reso immortale, tanto che persino il suo sepolcro è un unicum, così come tutta la sua produzione.
La rassegna vedrà nell’ordine un convegno – spettacolo (organizzato dall’Associazione Culturale Memoria‘’900) volto a riscoprire l’uomo e lo scrittore, una mostra, proiezioni video di filmati d’epoca, la presentazione in prima nazionale dell’ultimo libro di inediti e dispersi di Campanile e infine la rappresentazione, presso il Teatro Artemisio-Volonté di Velletri, de La moglie ingenua e il marito malato a cura della compagnia UILT “Il Teatrone” dopo la premiazione del vincitore della prima edizione del Premio Nazionale Teatrale Achille Campanile (nella cui Giuria hanno lavorato lo scrittore e critico letterario Arnaldo Colasanti, l’attrice e regista teatrale Simona Marchini e il figlio dell’autore Gaetano Campanile) bandito dalla Fondazione Arte & Cultura diretta dal Maestro Claudio Maria Micheli, Direttore Artistico.
Al convegno di apertura, invece, porteranno la loro testimonianza di conoscenza diretta del personaggio e dell’opera il regista Vito Molinari, che ha all’attivo circa duemila lavori, lo scrittore e Premio Strega Giorgio Montefoschi e il critico letterario Arnaldo Colasanti. Prima e dopo gli interventi compagnie teatrali metteranno in scena alcune pieces storiche, tra cui L’acqua minerale, La rivolta delle sette, Visita di condoglianze.
La mostra fotografica e documentaria, invece, vedrà esposti manoscritti, libri nelle prime edizioni, carteggi con grandi autori del ‘900 e gli oggetti personali che hanno caratterizzato la figura di Campanile, a cominciare dal cilindro e dal monocolo. Le proiezioni video, invece, serviranno ad ascoltare la viva voce di Achille in interviste e filmati ripescati dagli archivi storici della Rai e del Fondo Campanile.
Gli italiani avranno la possibilità di leggere nuovi pezzi di Achille Campanile: la pubblicazione Grazie, Arcavolo! Scritti inediti e dispersi di Campanile verrà presentata, in prima nazionale, a Velletri alla presenza dei curatori Angelo Cannatà e Silvio Moretti e con i contributi di Gaetano Campanile e Rocco Della Corte. Moltissime iniziative, dunque, per ricordare un autore che con la sua ironia e con la sua sagacia ha fatto il giro d’Italia, proprio come Battista, il cameriere gregario, uno dei suoi personaggi più riusciti. Non c’è luogo della nostra penisola dove Achille Campanile non abbia tratto un’ispirazione, un’idea, un leitmotiv per poi scriverne, magari dallo scompartimento di un treno o su un pezzo di carta strappato. Dalla Sicilia al Trentino, lo scrittore continua ad essere rappresentato in tutta Italia con spettacoli nei principali teatri e quaranta anni dopo la sua morte il suo ricordo è più vivo e necessario che mai.
La “Campaniliana” dunque è tutt’altro che un evento locale, anzi ambisce ad aprirsi alla nazione (e i sessantotto copioni che hanno concorso al Premio ne sono una testimonianza inequivocabile) per far scoprire o riscoprire un autore che, a dire il vero, ogni volta si scopre da solo. Destinato a scrivere, dietro la sua scrivania, fino all’ultimo giorno. Perché tra la carta e il disordine escono fuori lampi di assoluta genialità. Altro che campanilismo, Campanile unisce l’Italia.