Guantanamo resterà aperta. È questa la decisione presa la settimana scorsa dalla Camera USA che ha bocciato a larga maggioranza l’emendamento che avrebbe permesso la chiusura della struttura detentiva di massima sicurezza a partire dal 2017.
Emendamento sostenuto dalla Casa Bianca che si è espressa più volte in merito. Era infatti il 21 gennaio 2009 quando Obama dichiarava «Il nostro obiettivo è chiudere Guantanamo entro il prossimo anno (..) È costoso. È inefficiente. Danneggia la statura internazionale degli Stati Uniti ». Cosi non è stato, Guantanamo è ancora perfettamente funzionante.
L’11 gennaio del 2002 l’Amministrazione Bush dava vita a questo campo di prigionia, dove diritti umani e legalità venivano accantonati in nome della lotta al terrorismo. Qui hanno transitato 779 prigionieri, 35 di diverse nazionalità, ma nessuno dei quali ha avuto un processo, nè imputazioni precise. Sono detenuti con il sospetto di essere “nemici combattenti”, questa è la loro posizione, che è rimasta invariata, in un limbo giuridico, nonostante l’amministrazione Obama non possa più usare il termine.
Secondo il Direttore Generale del Comitato della Croce Rossa Internazionale, nel novembre 2003, nel campo di prigionia di Guantanamo erano rinchiusi anche dei bambini di dodici anni.
Un gulag dei nostri tempi secondo Amnesty International, ma soprattutto una promessa non mantenuta dall’amministrazione Obama, che ha incontrato una dura resistenza all’idea della sua chiusura da parte dei membri del Partito Repubblicano, particolarmente nella persona dell’ex vice-presidente Dick Cheney.
Un dossier dell’American Civil Liberties Union (A.U.L.C.) ha reso note le procedure che abitualmente vengono utilizzate a Guantanamo. Le testimonianze sono state raccolte nel 2004 da alcuni agenti del F.B.I. recatisi in missione nella struttura. Vi si legge di detenuti incatenati a terra, in posizione fetale, per oltre 24 ore, senza cibo nè acqua, al freddo, o senza un filo d’aria, privati del sonno, bombardati di musica rap, metal e rock satanico, assaliti da cani, costretti ad assistere alla lap dance dei carcerieri, innaffiati di sangue mestruale, battezzati da un finto prete, ricoperti di bandiere israeliane, picchiati, sbattuti a terra con il naso e ossa rotte.
Ma Guantanamo non è solo un luogo di detenzione indefinita, è stato anche luogo di reclutamento di agenti CIA. Promesse di libertà in cambio di collaborazioni con l’intelligence americana per lotta al terrorismo. Nei primi anni vennero valutate dozzine di prigionieri per il programma speciale, soltanto una manciata firmò gli accordi per lavorare per lo spionaggio americano.
“Certamente quello era l’obiettivo”, ha rivelato Emile Nakhleh, un ex analista di spicco della CIA che nel 2002 si occupò di valutare i detenuti. “E’ il lavoro dell’intelligence reclutare informatori”.
Detenzione indefinite basate su sospetti, metodi di interrogatorio inumani, torture. Tutto giustificato dagli Stati Uniti in nome di una guerra al terrore. Più di 500 detenuti sono stati rilasciati durante l’amministrazione Bush dopo aver subito tali trattamenti. Ad oggi Guantanamo rimane aperta, 140 i detenuti.