Le calzature made in Italy attraggono i mercati esteri: nei primi sei mesi del 2019 l’export italiano del comparto ha registrato un significativo +7,1% in valore (il prezzo medio ha raggiunto la cifra di 47,55 euro/paio, +8,2%). Il dato emerge dal report sull’Industria Calzaturiera italiana–Primo semestre 2019 – elaborato dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici.
A livello regionale, in Campania si registra una flessione delle imprese (calzaturifici e produttori di parti di calzature) che nel primo semestre 2019 calano di 6 unità passando da 1543(dicembre 2018) a 1537 (giugno 2019). Flessione anche per quanto riguarda gli addetti: – 128. Le ore di cassa integrazione raddoppiate (+97%). Rallenta l’export(-10,4%) che vede nella Francia il primo paese di destinazione con il 24,4% di quote, seguito da Svizzera (11,7%) e Germania (8,7%). I paesi dell’Unione Europa coprono il 53,8% del totale esportazioni.
Un momento difficile per le calzature made in Italy
“Per superare questo momento non facile è necessario investire su noi stessi e sulle nostre competenze – afferma Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici –. È fondamentale formare nuove figure professionali in grado di innovare le aziende del calzaturiero Made in Italy e coniugarsi al meglio con la nostra tradizione e gli standard di eccellenza che caratterizzano la nostra produzione. La formazione, affiancata da mirate strategie di internazionalizzazione e da importanti iniziative fieristiche tra cui il Micam, è la risposta concreta con cui possiamo avviare un processo di rilancio del calzaturiero italiano e confermarne il primato nel mondo. Un settore fondamentale per la nostra economia e che può far da volano all’intero sistema Paese“.
Calzature made in Italy: va bene il canale online
Nel dettaglio, la produzione nazionale è scesa del -2,3% in volume, dato che nelle aziende più piccole del campione intervistato (sotto i 15 milioni di fatturato) si attesta sul -4,5%, mentre sul piano dei consumi interni l’unico comparto in salute è quello delle scarpe sportive/sneakers (+0,8% quantità e +2,9% in valore), a fronte di un calo sensibile delle calzature “classiche” per uomo e donna (rispettivamente del -9,5% e del -8,3% in volume). Per quanto riguarda i canali di vendita, continua l’incremento dell’online (+10,3% in volume e +17,3% in spesa), che ha coperto l’11% in quantità del totale acquisti del semestre, mentre sono in sofferenza il dettaglio tradizionale (-11% le paia vendute, con una diminuzione prossima al 16% in spesa) e l’ambulantato (flessioni attorno al -14%).
Sul fronte occupazionale, prosegue il calo nel numero di aziende e nella forza lavoro del settore: il primo semestre 2019 ha chiuso con un saldo di -119 calzaturifici (tra industria e artigianato), pari al -2,6%, e -492 addetti (-0,7%) su dicembre 2018. Gli arretramenti si fanno ancor più pesanti considerando, oltre ai calzaturifici, i produttori di componentistica (-75 aziende e -493 addetti): nell’insieme, dunque, -194 imprese e -985 addetti rispetto a fine 2018. Infine, le ore di cassa integrazione autorizzate per le imprese della filiera pelle sono salite nei primi 6 mesi del +27,1%, sfiorando i 4 milioni di ore.