L’emergenza Coronavirus non ha fermato gli sbarchi di migranti dalle coste settentrionali dell’Africa alle sponde meridionali dell’Europa e cioè in Sicilia. Nelle scorse settimane sono sbarcate sull’isola circa 5 mila richiedenti asilo, tutti provenienti dalla Tunisia. L’ingranaggio arrugginito da altre priorità ha creato subito sovraffollamenti e di conseguenza scarse condizioni di vivibilità. La fuga dei migranti dal Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Caltanissetta è il segnale che la gestione della questione migranti deve riprendere il suo posto nell’agenda politica del Paese e dell’Europa.
La ripresa degli sbarchi in Sicilia
Non si arrestano gli sbarchi di richiedenti asilo provenienti dalla Tunisia. Il Paese nord africano è in preda a una grave crisi politica e sociale e molti fuggono dalla povertà verso l’Europa e una speranza di vita migliore. La ministra dell’Interno Lamorgese si è recata a Tunisi per tentare di fermare, con l’aiuto del governo locale, i flussi verso l’Italia. Secondo il ministro degli Esteri Di Maio, invece, è necessario rimettere in moto il meccanismo dei rimpatri, da un lato, e della redistribuzione nei Paesi europei, dall’altro. La questione degli sbarchi, oltre a essere un’emergenza umanitaria, rischia di aggravare ulteriormente quella sanitaria innescata dalla pandemia.
Il CARA di Caltanissetta e la fuga di migranti
Non si placa neanche l’insofferenza degli ospiti dei CARA in Sicilia. Nelle ultime ore nuovi tentativi di fuga sono stati registrati dal Centro di Pian del Lago a Caltanissetta mentre 139 migranti dei 184 già scappati sono stati rintracciati e riportati insieme ai loro compagni. Altre fughe erano state consumate dal Centro di Porto Empedocle. Il risvolto sanitario sembra essere sotto controllo, i giovani in fuga sono risultati negativi ai tamponi ma la sicurezza per i migranti nei centri CARA, e non solo, resta un grave problema.
CARA: come funzionano
Nati nel 2002 come Centri di Identificazione (CDI), nel 2008 hanno cambiato denominazione in Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA). Sono centri adibiti all’accoglienza di coloro che richiedono asilo nel frattempo che venga accolta la loro domanda. Il regolamento dei centri di accoglienza prevede che gli ospiti possano entrare e uscire dalla struttura previo avviso mentre l’allontanamento non autorizzato prevede la decadenza della domanda di asilo. La permanenza nei centri dovrebbe durare al massimo 35 giorni, scaduti i quali il richiedente asilo dovrebbe ottenere un permesso di soggiorno di tre mesi, prorogabile di tre mesi in tre mesi fino alla risposta ufficiale. La struttura, quindi, dovrebbe vivere di una specie di turn over, tra i richiedenti asilo pronti a essere trasferiti in altre località e altri appena sbarcati. La realtà dei fatti è che spesso, per la lentezza della burocrazia, i richiedenti asilo sostano nei centri di accoglienza sei mesi o anche di più e che nel frattempo a essi si aggiungano altri sbarcati in seguito. In questa estate, in cui le priorità del governo sono tutte assorbite dalla gestione della pandemia, il tema migranti rischia di diventare più spinoso che mai.