Si contano i primi danni provocati dall’ondata di caldo africano nelle campagne dove bruciano frutta e verdura pronte per la raccolta. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che sottolinea come le alte temperature abbiano provocato perdite dal 10% al 30% del raccolto in alcune aziende della pianura padana dove si registrano i picchi di calore più elevati. Dalle angurie che mostrano evidenti segni di scottature con sfregi bianchi sulla buccia ai peperoni ustionati con macchie marroni che li rendono invendibili.
Un caldo che fa danni
Con il grande caldo è emergenza nelle campagne dove gli agricoltori sono costretti a ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni in sofferenza per le alte temperature, dagli ortaggi al mais, dalla soia al pomodoro. Con le temperature superiori ai 35 gradi anche le piante sono a rischio stress idrico e colpi di calore che compromettono la crescita dei frutti negli alberi, bruciano gli ortaggi e danneggiano i cereali.
Correre ai ripari
L’intervento con irrigazione di soccorso è importante soprattutto per far sopravvivere le piantine piccole che non avendo radici sviluppate non riescono a raggiungere lo strato umido del terreno poiché lo sbalzo improvviso della temperatura tende a formare una crosta in superficie. Al momento non c’è allarme siccità poiché le riserve di acqua sono per ora garantite grazie alle precipitazioni del mese di maggio come dimostrano i grandi laghi che hanno un grado di riempimento pari al 78% in quello di Como al 92%, il Maggiore e fino al 96% per il Garda mentre il fiume Po al Ponte della Becca si trova ad un livello di poco più di mezzo metro al di sotto dello scorso anno.
Bene anche i bacini artificiali in Piemonte vicini alla capacità massima, così come quelli in Emilia Romagna e del Centro-Sud, dal Lazio all’Abruzzo fino alla Calabria e alla Sicilia secondo l’Anbi che segnala invece difficoltà solo in Basilicata e in Sardegna.